Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

mercoledì 15 giugno 2011

La battaglia di Laghetto

Il nuovo Pp10, ovvero il piano by Variati del valore immobiliare di 94 milioni di euro che cementificherà la zona di Laghetto con 150 mila metri cubi residenziali e 25 mila commerciali, siccome bisognava dargli una mano di verde ambientalista è stato chiamato “Green Way”. Che significa appunto “Via Verde”. Solo che dal bianco democristiano della giunta d’Achille rischia di trasformarsi, a rovescio, in verde padano. E di far diventare Variati verde di rabbia.
E già, perché entro la fine del mese a cavalcare il malcontento che cova fra gli abitanti del quartiere ci si metterà la Lega col suo giovane segretario Carlo Rigon (di professione architetto). L’ideatrice dell’attacco leghista è naturalmente la Manuelona Dal Lago, che cavalcando la tigre vuole ottenere un doppio risultato: scavalcare la risibile protesta anti-cemento del Pdl, che era fautore del Pp10 originale e che perciò ha una credibilità pari a zero; e fomentare la rivolta dei residenti, ai tempi del centrodestra sempre coi forconi in mano, mettendoci il cappello e sottraendolo alla sinistra rossoverde (Ciro Asproso) che ne era la depositaria e regista.
Dico che lo “era” perché, a parte una bocciatura condita di dialogo e che quindi di fatto bocciava poco, il suddetto Ciro non ha più fatto alcuna uscita pubblica per contrastare l’operazione cara al sindaco e all’architetto Sergio Carta, che ha chiamato a firmare il progetto il collega e amico bolognese Mario Cucinella. Ad aprile, quando lo intervistai per VicenzaPiù, l’esponente di Sel dichiarava che la battaglia per salvare Laghetto «non sarà di contrapposizione frontale ma cercherà comunque la collaborazione. Di rospi, però, non vogliamo mandarne giù». Bene. Però a farla sua, sia pur senza averne i titoli, è stata finora l’opposizione targata Pdl. Lui e Sel stanno all’opposizione oppure no? Sarebbe ora di sciogliere una volta per tutte questo enigma. Che vale anche per l’Italia dei Valori, che non più tardi dell’ottobre scorso, per bocca del suo segretario locale Alessandro Pesavento, prometteva opposizione dura senza paura contro Achillone, e che invece, a parte qualche critica in consiglio da parte del consigliere dipietrista Sgreva, non si è mai palesata sul serio.
Mettiamoci nei panni di un cittadino di Laghetto. Negli anni del governo di centrodestra aveva firmato, in pratica assieme a tutti i suoi vicini di casa, contro il Pp10. In una delle tante assemblee gli si era a tal punto surriscaldato l’animo da sfiorare lo scontro fisico contro gli amministratori di allora. Ha lottato per anni perché il suo rione, molto bello e abitabile, non fosse stravolto e sconciato dalla cupidigia d’affari di costruttori e immobiliaristi amici degli amici. Si era fatto rappresentare dalla sinistra, che allora vedeva in prima linea non solo il citato Asproso, ma anche l’attuale assessore Toni Dalla Pozza, che in questi giorni è subissato di chiamate, email, fax di gente che si vede tradita dopo aver dato il voto a lui e al suo Variati che avevano proclamato l’impegno solenne di non far costruire altri palazzoni e negozi, pur con tutti i servizi di questo mondo in cambio. Oggi, per usare un eufemismo, il nostro disilluso abitante sarà incazzato come una bestia, e a buon diritto.
Questo il sindaco lo sa, e al solo pensiero gli vengono i sudori freddi. Perché nel 2013, se, com’è probabile, le elezioni comunali avverrano in accorpamento con le elezioni politiche, il “re tentenna” dovrà fare i conti con una Sel e un’Idv che metteranno sulla bilancia il loro peso, accresciuto dopo la vittoria di Pisapia e De Magistris. Una vittoria che ha scombinato lo schema di gioco variatiano, che è il tradizionale schemino del candidato sindaco centrista e moderato che obbliga la residuale sinistra a mettersi supina a rimorchio. Ma residuale, oggi, e se va avanti così anche fra due anni, questa sinistra non lo sarà più. Ecco che allora da una ritrovata vitalità di rossoverdi e dipietristi Achille potrebbe essere costretto a più miti consigli, e magari a rimandare il via libera per ii piani urbanistici che costituiscono la sostanza del Pat. Poichè se salta uno, a maggior ragione se bello grosso come Laghetto 2, si dà il caso che possa scatenarsi l’effetto domino e che saltino anche gli altri (nuovo polo civico, nuovo stadio ecc). Il sindaco è così stretto fra Scilla e Cariddi: da una parte le pressioni degli interessi forti, che a Laghetto conta fra gli altri l’azienda costruttrice del consigliere di maggioranza Pigato; e dall’altra gli elettori che si vedono sbeffeggiati da un’amministrazione che credevano in buona fede. Il calcolo di Variati era far passare il protocollo d’intesa senza colpo ferire e senza dire niente a nessuno, ma il giochino gliel’ha rotto due mesi fa la stampa con lo scoop di VicenzaPiù.
Ora la palla, in teoria, passerebbe a Sel e all’IdV (e magari anche alla Bottene, se non dovesse coprire la connivenza dei No Dal Molin sistemati al Bocciodromo). Ma esistono, ci sono, intendono uscire dall’ambiguità che fa tanto pensare che non vogliano disturbare il manovratore? Sono seduti su un capitale di voti e soprattutto di dignità da difendere, la propria e quella dei cittadini. Oppure si rassegnano a lasciare la sacrosanta difesa di Laghetto alla Dal Lago e alla Lega, che per onor di cronaca sono sempre stati contro il vecchio Pp10 anche quando erano al potere in città? Va a finire che, di riffa o di raffa ma comunque per convenienza, i ruoli su questo brutto affare si invertono: la Dal Lago, cementificatrice doc, diventerà l’eroina degli oppressi, e la sgangherata ditta Pd-Sel-IdV ripeterà la storia del Pp10 di centrodestra. Ma questa volta in forma di farsa. (a.m.)

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