Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

giovedì 9 giugno 2011

Partito unico rumoriano

 Avevo promesso di tornare sui travagli interiori del Pd di Vicenza, e ogni promessa è debito. Spero che chi mi legge in quel partito, soprattutto fra i semplici militanti e fra i giovani, non lo faccia con fastidio ma si ponga almeno qualche dubbio. Se fosse così, potrei dire “missione compiuta”.
Dunque, in autunno i democrats vicentini si sottoporranno alla gara delle primarie per scegliere il candidato a presidente della Provincia. Se saranno anche primarie di coalizione, cioè estese a tutta l’alleanza di centrosinistra come ha già chiesto Tomaso Rebesani di Sinistra&Libertà, chi vincerà sarà il candidato comune contro il centrodestra nelle elezioni provinciali dell’anno prossimo.
Ma è un'altra la polpa del problema: la fisionomia che intende assumere il partito che a queste latitudini è ancora invertebrato, privo di identità. Chi si è lanciato in quarta autocandidandosi è Matteo Quero, il liberale, gaudente e entusiasta Quero. Può contare sul sostegno di peso di Achille Variati, ma potrebbe non bastare visto che dovrà vedersela con una rosa di pezzi da novanta mica da ridere. In pole c’è Emilia Laugelli, assessore a Schio e donna forte e stimata. E poi c’è il tris di fasce tricolori: Maurizio Scalabrin, ex borgomastro di Montecchio; Pietro Menegozzo, attuale primo cittadino di Santorso, appoggiato dal capo-bastone Angelo Guzzo e dall’influente consigliere regionale Stefano Fracasso; Diego Marchioro, sindaco di Torri di Quartesolo. Per la Provincia, però, Vicenza-città conta poco. Primo, perché qui il Pd è inesistente, cannibalizzato da un Variati onnipotente e onnipresente; secondo, perché il grosso delle truppe piddine si trova nell’alto vicentino. In teoria, Quero, l’unico del Pd che a Palazzo Nievo ha fatto avvertire un minimo di opposizione, avrebbe più chances con le primarie di coalizione, a maggior ragione se a votare andassero non solo gli iscritti ma anche i simpatizzanti.
Le provinciali del 2012 sono il primo step. Ma le manovre nel capoluogo guardano già al secondo, e ben più importante passaggio: le elezioni comunali del 2013. Lo schema che ha in testa Achille è terremotante. Vorrebbe come prima cosa sfruttare la tornata in Provincia per esiliarvi la componente più a sinistra del partito, in modo da togliersela di torno quanto più possibile. Perciò sosterrà con pompa e fanfare uno che in realtà disprezza: Gigi Poletto, oggi presidente del consiglio comunale, un giacobino senza speranze che ha capito l’antifona e ha in animo di candidarsi nel collegio di Villa Lattes. Magari sfoggerà il sorriso a ventiquattro denti anche per lodare la candidatura di Claudio Rizzato, nome storico del Pci-Pds-Ds: i due si odiano cordialmente da tempo immemore. Insomma, la Provincia nella mente di Achille dovrebbe diventare un ghetto della sinistra Pd, con dentro sempre Quero come suo uomo di fiducia.
Il disegno variatiano è però più ambizioso. Sin dalla campagna elettorale del 2008, la strategia di Achille è smarcarsi più che può dal partito, considerato una zavorra invendibile all’elettorato di centro, il vecchio caro eterno popolo democristiano. Lui, con Cacciari che si muove dietro le quinte, pensa a una nuova formazione centrista trasversale, una roba tipo “Verso Nord” per intendersi. Una specie di neo-Dc in funzione anti-leghista che assorba pezzi del Pdl. Quelli, per esattezza, che si rifanno all’ex governatore Galan e a Vicenza alla sua ex sfidante Lia Sartori. Prova generale di questa nuova “cosa” – ecco la pensata - sarebbe in piccolo una mega-lista civica Variati allegramente composta da moderati di ogni dove. Compresi i sartoriani, come l’attuale segretario cittadino del Pdl Bruno Carta. Fantapolitica? Non bisogna sottovalutare che questa parte del Pdl preferisce di gran lunga Variati alla temutissima Manuela Dal Lago. Difatti è mesi e mesi che Variati e la Sartori inciuciano nell’ombra (come avevo scritto qui).
Questo “listone”, questo blob inglobante e avvolgente, ridurrebbe il Pd a poco più di una protesi. Per rendere accettabile l’operazione, si farà di tutto per mettere capolista la maltollerata vicesindaco Alessandra Moretti, che dal canto suo farà di tutto per scampare al trappolone e farsi candidare alle politiche, in programma sempre nel 2013 (e dal rapidissimo, sfolgorante cursus honorum mediatico che sta avendo, potrebbe anche farcela, l’Alessandra sponsorizzata da Bersani che, così si dice, farà bella mostra di sé persino in uno spettacolo di Crozza). “A piedi” rimarrebbero quattro personaggi che Variati non ama per niente. Giovanni Rolando, che gode di un ottimo consenso personale a cui spera di aggiungere quelli derivatigli dalla presidenza Ipab, ora va a ruota della Moretti. Lontani i tempi dell’ardore rosso fuoco, diventerà un campione del Pd pur di ritagliarsi uno spazio. Come consigliere correrà per non sparire anche Toni Dalla Pozza, che da assessore alla sicurezza si becca un sacco di rogne ed è decisamente in secondo piano nella giunta. Idem, forse, anche per Enrico Peroni, giovane segretario cittadino che commette l’errore di fare comunella con Poletto su temi come la laicità, i diritti civili e la bioetica, tutto sterco del diavolo per il mangia-particole Variati. E che per giunta dà conferenze stampa assieme ai comunisti Langella ed Ezzelini Storti in cui si parla di “percorso comune” per il 2012 guardando alla Milano di Pisapia (ma di mezzo ci sono due bei lunghi anni, compagni). Sarà dura per Peroni venire eletto, visto che il rampollo su cui puntano il sindaco e i rumoriani del partito è lo scafato e moderatissimo Giacomo Possamai. L’assessore alla cultura e all’urbanistica Francesca Lazzari, persona non avvezza a macchinazioni e scontri sotterranei, corre invece il rischio di essere bellamente scaricata, stile usa e getta.
Trasformato il gruppo consiliare del Pd in un glorioso lazzaretto di appestati, messo in conto un gruppo di due o tre consiglieri Udc che fa sempre comodo, eliminata fisicamente la sinistra cosiddetta radicale (gli si prometterà, ad Asproso, l’apparentamento al ballottaggio, ma Variati calcola di vincere al primo turno e così metterglielo in quel posto), senza più nemmeno la Bottene a occupare uno scranno in nome dell’estinto No Dal Molin, con un Pdl monco e una Lega solitaria, il Comune sarà il dominio assoluto del partito unico variatiano. E non solo quello, se a capo di Aim, cassaforte comunale, andrà Dario Vianello amicissimo di Variati dai tempi di Rumor. Sarà il trionfo della “melassa rumoriana”, come l’ha definita una volta col sottoscritto il pidiellino Maurizio Franzina.  La stessa che ha già annesso l’Udc nominando Pecori Jr assessore e persino l’ultradestro Cicero come assessore di fatto (fra parentesi: ma mi spiegate che differenza c’è fra loro e gli indecenti Responsabili, passati armi e poltrone dal centrosinistra al Berlusca?). Se va così, moriremo democristiani. Un incubo. E se penso che l’alternativa è la pestilenziale Dal Lago, anche da miscredente mi faccio il segno della croce. (a.m.)

2 commenti:

  1. Spero non vada affatto così, tuttavia è proprio un bell'articolo.

    RispondiElimina
  2. Lo spero anch'io. Amisci democratisci (come direbbe Veltroni-Crozza): se ci siete, battete un colpo!

    RispondiElimina