Cosa non si inventano pur di far notizia. La Provincia di Vicenza – ma non dovevano abolirle, le Province? – è promotrice dell’ennesima cavolata. Nelle prossime settimane, al sabato sera, nei luoghi di maggior ritrovo dei giovani di Vicenza, Bassano e Schio, operatori mostreranno alle folle in delirio uno spot in cui si vedono due belle ragazze (in gergo: due fighe) che piantano in asso al bar un coetaneo sbronzo. Morale: a chi beve non gli tira e le tipe non se lo filano. L’avveniristica genialata si potrà guardare in due televisorini montati su una specie di scafandro di 9 chili che uomini-sandwich anti-alcol si metteranno addosso girando a zonzo per convertire gli infedeli. Gli ideatori spiegano, tutti contenti: «Abbiamo già cominciato collaborazioni con grandi aziende, alla Provincia di Vicenza abbiamo voluto offrire una modalità operativa nuova per mantenere alta l'attenzione su una delle problematiche più evidenti nel nostro territorio».
Ora, a parte che le donne fin dai primi pruriti sessuali sanno benissimo che gli uomini sono mosci quando hanno bevuto troppo e quindi la trovata è vecchia come il cucco, siamo veramente stufi di queste iniziative inutili, ipocrite e con un sottinteso fondo di terrorismo psicologico. Già da un anno a questa parte le feste rock del capoluogo devono sottostare alla ridicolaggine della campagna “Meno alcol, più gusto”. Chiunque si sia fatto un giro a queste feste può vedere come le spillatrici di birra e i capannelli con vini e grappe siano letteralmente presi d’assalto. Così come chiunque abbia una minima conoscenza di questi ritrovi sa che una parte consistente dei suoi frequentatori, dai ragazzini di 14 anni ai più attempati 30-40enni, vi si danno “la punta” per darci dentro con gli eccitanti liquidi - e non solo liquidi. Con questo non vogliamo certo dire che i giovani vicentini siano una massa, come dice la canzone biancorossa, di “gran bevitori”, cioè di ubriaconi. Se cadessimo in una tale generalizzazione faremmo, tra l’altro, cattiva pubblicità ad eventi che sono da salvaguardare come i panda in via d’estinzione. No, il fatto è che in generale il “messaggio” anti-alcol non passa, non ha appeal in sé e per sé. E questo perché, semplicemente, ai ragazzi piace bere, come d’altronde è sempre stato. I fan dell’analcolico sono già più o meno astemi, mentre a chi piace farsi più d’un bicchiere la conversione ai succhi di frutta resterà comunque indigesta. Tutti questi artifici di marketing giovanilista, questo continuo tambureggiare di slogan salutisti, ad un ventenne di gomito mediamente alzato entrano in un orecchio ed escono nell’altro.
Il problema reale sono i morti del sabato sera, che si suicidano al volante e ammazzano altri innocenti sulla strada. E infatti l’unico efficace freno all’alcolismo di massa è rappresentato dal pugno di ferro sulla patente. La paura di perderla è il solo vero antidoto. Ben venga, allora, l’importazione dell’uso anglosassone del “guidatore sobrio”. Ma che si pretenda che basti un’astratta e un po’ menagrama “prevenzione”, con degustazioni di analcolici (più gusto? ma per favore) e contorno di inviati del Sert per convincere i ragazzi - la specie socialmente più conformista – a non bere, è pura idiozia.
Per invertire l’andazzo, secondo me, bisognerebbe fare due cose. La prima, di lungo periodo, è chiedersi appunto il perché si beva così tanto. Quando un fenomeno assume dimensioni così diffuse, la risposta repressiva non può essere l’unica davvero efficace. Né servono le promozioni del succo d’arancia, le paternali e le lezioncine sanitarie. Abbozziamo un motivo? I ragazzi sono infelici. Soffrono in misura più evidente, data la fragilità psicologica dovuta alla giovane età, l’ansia, la depressione, il senso d’inadeguatezza, il malessere esistenziale di una società che offre molto, anzi troppo in termini materiali e poco, anzi niente sul piano umano, etico, ideale. Piaccia o meno, una bottiglia di whisky riempie il vuoto più d’uno stupido analcolico. Il guaio è che nessuno sa dire ai ragazzi con che cosa sostituire quella bottiglia, e se anche glielo dice non è credibile, perché ognuno, del resto coerentemente col modello di vita comunemente introiettato, fa come gli pare. La seconda cosa è più pratica, ed è quello che si vede già da tempo in molti paesi occidentali: finanziare un sistema minimo ma efficiente di trasporti pubblici notturni. Costano, certo. Ma sono una soluzione realistica e immediata, che toglierebbe ogni alibi sia agli automobilisti brilli che ai politici moralizzatori. Ed è proprio per questo che fa una fatica boia ad essere realizzata. (a.m.)
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