Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

giovedì 22 gennaio 2015

Il blues di Sileno



Io non sto con chi non conosce il muro cieco della solitudine. Non sto con te che credi alla felicità e non alla gioia. Non sto con chi s’accomoda nell’indulgenza di sé. Non sto con l’illuso che si racconta le bugie perché preferisce dormire la notte ed essere sonnambulo di giorno. Non sto col prossimo mio che ama me come il suo cane: mi porta a pisciare, mi accarezza, mi accudisce ma solo perché vede in me il fedele bipede da compagnia. Non sto con chi legge il libro della speranza al contrario, e non capisce che la speranza è l’ultimo dono malefico di quella gran puttana di Pandora. Non sto con chi non sente un fremito di vergogna nel sopravvivere a sbafo della propria piccolezza di uomo, miserabile che porta il peso della coscienza – che possa crepare annegata nel mar color vino dell’abisso, la coscienza tutta sudicia di polvere e ghiaccio…
Io sto con chi cammina a testa alta col cuore bucato e gli occhi lucidi di disincanto. Sto con chi ha la suprema dignità di tenere il dolore nella cantina dei propri segreti, assieme a qualche bottiglia di lacrime e ricordi distillati senza pietà. Io sto coi balordi indesiderati alla cassa, con gli estremisti dell’attimo perdente, con gli scapigliati che mangiano zuppa d’angoscia e la risputano come nettare d’ambrosia. Io sto con te che chiami il tuo vicepresidente il vicemerda, e il tuo presidente non hai bisogno di chiamarlo, indovina cos’è?
Sto con te che sei uno spostato perché non ti muovi neanche a cannonate dalla tua coerenza. Sto con te che uccidi te stesso ogni giorno un po’, così da arrivare spavaldo di fronte alla tua ombra. Sto con te che non sai che farci, con la tua vita, perché non l’hai scelta e sai bene che aveva ragione Sileno: era meglio non nascere. Ma sto anche con te che fai le ore piccole perché hai pensieri grandi e sogni timorosi del risveglio. E sto con te che vuoi vincere ma sai di perdere, e resti in trincea a sparare in una guerra che non avrà mai fine. Sto con te che racconti barzellette alla morte che sta dietro alla tua spalla destra e ride con te, e di te.
Sto coi commedianti senza pubblico, coi luridi dall’animo candido, con chi marcisce in un paradiso tutto suo, con gli irregolari con una loro regola, con i bluesmen che scrivono spartiti senza suono, coi vecchi che contano le rughe come le tacche di avversari vinti in una lunga inutile onorevole battaglia, coi giovani che innaffiano di letture velenose la volgare spensieratezza degli anni che rimpiangeranno, coi contaminati dalla barbarie della sensibilità, coi figli di nessuno e i balbuzienti dell’istinto.
Sono al fianco di chi è tormentato dall’arpia della ragionevolezza e vorrebbe buttarsi nel sangue di una grande impresa. Sono con chi ama l’infinito in una pozzanghera e, guardando dentro, non ci trova uno straniente di niente. “L’uomo è un animale malato”.