Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

domenica 16 ottobre 2011

Violenza nichilista


Considerazioni a caldo sui fatti di ieri a Roma.
1.Mille manifestazioni in 82 stati del mondo, e solo nella nostra capitale sono avvenuti gravi episodi di guerriglia urbana. C’è una specificità tutta italiana. Dopo dieci anni di riflessioni e autocritiche interne al movimento dal G8 di Genova, nel nostro paese il problema persiste irrisolto.
2.I pochi vandali che la semplificazione giornalistica denomina come “black block” possono essere due categorie di individui: o appartenenti a quel lumpenproletariat di giovani e meno giovani sbandati e sotto-occupati che formicolano in alcuni centri sociali, la fazione più cieca e anarcoide dell’antagonismo; o agenti infiltrati, secondo il “teorema Cossiga” per cui più le dimostrazioni degenerano in barbarie distruttiva, meglio è per lo Stato e la politica istituzionale che hanno buon gioco a criminalizzare l’intera protesta e le sue ragioni.
3.Possibile che le associazioni, i movimenti, i partiti e i sindacati non riescano, per insipienza e mancanza di disciplina, a munirsi di un’auto-difesa da elementi estranei che si immettono nei serpentoni per poi staccarsene all’improvviso e darsi alla furia incontrollata?
4.Il coro di regime condanna la violenza in quanto tale. Da parte mia, la trovo idiota, controproducente, inutile, dannosa. E’ uno sfogo puramente nichilista, che non si pone altro obbiettivo che non sia sfasciare  tutto. I cretini incappucciati confondono una vetrina spaccata con la rivoluzione. Il risentimento anti-sistema è allo stato magmatico, di brodo primordiale. E si esprime in due modi: o con fiumane belanti e politicamente sterili, o con il teppismo puro e semplice.
5.L’abituale pantomima della marcia di una maggioranza di indignati “buoni” rovinata da una micro-minoranza irresponsabile e senza volto è funzionale al mantenimento dell’ordine costituito. Prova ne sia il commento di Mario Draghi, prossimo presidente Bce, l’uomo che incarna la macchina mondialista della finanza padrona: i giovani hanno ragione ad arrabbiarsi – ha detto il criminale di Goldman Sachs – ma la violenza è inaccettabile. La violenza diventerebbe accettabile, come sempre lo è stata nei momenti culminanti delle rivoluzioni, se fossimo in una fase storica realmente rivoluzionaria. Non è così. (a.m.)

5 commenti:

  1. Sono d'accordo su tutto tranne su un punto: che i vandali fossero pochi. Ho visto in diretta su rai 3 gli scontri in piazza Giovanni e si trattava di centinaia di persone con caschi, volto coperto e armi di vario genere. La mia idea è che in questo caso si trattasse di gruppi appartenenti alla prima categoria che tu citi, ben organizzati e coordinati tra loro. In questo caso, lo Stato probabilmente non ha fatto altro che sottovalutare furbamente le avvisaglie che sicuramente già c'erano e le notizie che già avevano sottomano prima della manifestazione.

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  2. Quanti potevano essere? Facciamo, a farla grande, 2mila? Se i manifestanti erano in tutto duecentomila e mi ricordo ancora qualcosa della matematica, si tratta dell'1%.

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  3. c'è che dice 300, chi 500.

    al, io ti ho già detto come la penso sulla questione.. dubito che siano queste le persone che devono fare la rivoluzione, come dubito che la rivoluzione possa esser fatta con una vasca in centro.

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  4. Anche questa volta condivido pienamente la tua analisi, punto per punto. Aggiungerei che da Buddhista e nonviolento la condivido ancor più intimamente. Ma non puoi negare una cosa, che quando si getta un Paese nella più totale miseria materiale ma soprattutto etica e morale, è difficile impedire che qualche 'disperato' pensi assurdamente di risolvere il problema col nichilismo. E' un po' quel che avviene con la pena di morte, e la ragione per cui si è visto che non funziona come deterrente: quando non hai più nulla da perdere, perché sai che sei già 'condannato', allora l'unica strada che ti rimane aperta è quella della follia. Certo: "Teppisti e cretini incappucciati che confondono una vetrina spaccata con la rivoluzione", ma chi li ha 'prodotti'?
    Giuliano Corà, giulianolapostata@gmail.com

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