L’eterno epurato Michele Santoro, aureola di martire in testa e ciotola delle offerte in mano, chiede agli orfani dei suoi programmi una questua di 10 euro per il suo prossimo talkshow, “Servizio Pubblico”, in onda per la prima puntata il 3 novembre alle 21 su un network di tv locali, su Internet e su Sky. Per lui, la sua è l’unica vera informazione. Perché si considera indispensabile. Se lui non lavora, la nazione è meno libera, più disinformata, ostaggio del regime. Intendiamoci: è un fatto che la Rai lottizzata dal governo Berlusconi e, per Rai3, dal centrosinistra, gli abbiano messi in tutti i modi i bastoni fra le ruote, con diffide legali, ostruzionismi, grottesche chiamate in diretta di inetti direttori generali (Masi), tentativi di chiusura da parte del premier in persona attraverso i suoi sgherri a viale Mazzini (vicenda su cui sta indagando la magistratura di Trani), e via boicottando. In una democrazia che si dice liberale, qualsiasi censura, verso chiunque, dovrebbe essere bandita. E ha ragione chi sostiene che è meglio una voce in più che una voce in meno, in una Rai che è pubblica e finanziata dal canone. Ma il soldato Santoro con liquidazione milionaria, l’ex europarlamentare dell’Ulivo che ha sempre pianto il morto pur continuando a lavorare quando altri, autentici emarginati, per la televisione di Stato sono rimasti dei paria, non ha i titoli per darsela da povero cristo perseguitato dal Potere. Lui, nel Potere, ci ha nuotato alla grande, navigando contro una corrente ma rimanendo a galla grazie all’appoggio, più o meno stabile, di quella avversa.
Intendiamoci: bravo, è bravo. Santoro è un signor professionista, conosce e sa usare le tecniche del linguaggio televisivo, e nei suoi prodotti si trovano parti indubbiamente interessanti e ben fatte, come spesso i servizi degli inviati. Vauro e Travaglio erano i momenti migliori, nello studio di Annozero. Ma è la formula del talk a far venire crisi di rigetto, col suo spettacolarismo proprio del mezzo tv, coi suoi corrivi populismi per menti modeste, con la capacità manipolatoria di dividere infantilmente la realtà in buoni e cattivi, il tutto peggiorato da questo tribuno catodico dall’egocentrismo smisurato. Ecco, noi viviamo bene lo stesso senza. E se lo abbiamo guardato e lo guarderemo, è perché siamo ridotti talmente male, in quest’Italia dove solo la Rete e qualche pubblicazione semi-clandestina forniscono spiragli di verità, che il ritorno di Santoro diventa un evento, addirittura fondamentale per la democrazia. Ops, scusate: ho detto democrazia? (a.m.)
Articolo contraddittorio è dire poco.
RispondiEliminaFai un'elenco di azioni anti-democratiche che ha subito Santoro (e con lui molti altri "scomodi")per mettere le mani avanti,poi ironicamente sostieni che senza di lui non è possibile la democrazia.
Bravo, noi (ma poi noi chi?? mah) ci teniamo Ferrara.
W l'Italia!
Non "metto le mani avanti", cerco di essere equilibrato e ricostruire il contesto generale, riconoscendo le ragioni obbiettive che anche Santoro, in quanto censurato, ha. Ma poi ci sono tutti i suoi grossissimi limiti, che ne fanno un caso sovradimensionato. Ci teniamo Ferrara? Certo, finchè la Rai sarà considerata bottino di guerra dei partiti. E sottolineo TUTTI, i partiti. Oggi Ferrara, domani un Ferrara di sinistra, e via così.
RispondiEliminaEquilibrato?? Si, a partire dal titolo è tutto sommato molto equilibrato questo articolo.
RispondiEliminaTi ripeto non si tratta di difendere o no Santoro, ma non credo che lo stato in cui versa oggi la televisione (privata o leggermentemenoprivata) ci permetta il lusso di fare addirittura gli schizzinosi.
Poi chi sarebbe il Ferrara di sinistra?? Santoro??
Spero fosse solo un'innocua frase alla "tanto so tutti uguali..."
Equilibrato non significa neutro, senza una posizione precisa. Non sono tutti uguali come singoli giornalisti, ma sono, sì, tutti uguali come espressione di un sistema di cooptazione e lottizzazione politica e di potere. Ferrara di sinistra, per me, era ad esempio Gianni Riotta quando era direttore del Tg1, col suo insopportabile american style buonista e che fa tanto "sinistra" à la page, liberal e trendy. Per non parlare, sempre in quel ruolo, di Gad Lerner (giornalista di regime come pochi). Eccetera eccetera...
RispondiEliminaMi spiace Alessio ma questa volta sono totalmente in disaccordo. Il suo programma è fatto in modo intelligente e fuori dagli schemi noiosi del talk-show, non ho visto manipolazioni o divisioni manichee, ma impegno civico e buona fede. Non ci sono martiri, non è questo il caso, ma vittime, e le vittime siamo noi innanzitutto, che siamo stati privati di un programma di altissima qualità. I giochi di potere che tu ipotizzi, se teniamo presente che la vita è fatta di certe cose inevitabili, non mi pare siano stati tali da configurare disonestà o altri gravi disvalori. Io vedo in te una prevenzione, non so dovuta a cosa, ma una prevenzione.
RispondiEliminaNon è prevenzione, te l'assicuro, altrimenti avrei liquidato il caso Santoro in poche righe, mentre riconosco nei suoi programmi aspetti certamente di qualità (i servizi esterni sono spesso molto interessanti, Travaglio è sempre gustoso, e Vauro geniale). Il problema è che dà fastidio, almeno a me, quest'aura da perseguitato di cui si ammanta Santoro, quando invece l'ultima censura non cancella il fatto che sia sempre rimasto sulla cresta dell'onda (finendo anche per lavorare a Mediaset, ricordi?). Altri sono rimasti emarginati davvero: penso a Luttazzi, a Giulietto Chiesa, a Massimo Fini, per fare i primi tre nomi che mi vengono in mente, voci davvero fuori da qualsiasi coro, anche di sinistra (per tacere di quei professionisti, magari giovani, che non riescono a farsi notare per colpa di questa cappa di consorterie e barriere di ogni tipo). Secondo me bisogna smetterla di fare dei singoli personaggi dei santini, dei martiri appunto, soprattutto quando non lo sono. Ricordi il detto che più o meno diceva "tutti utili, nessuno indispensabile"?. PS: sul serio credi che nell'arena santoriana non scorra il manicheismo, la semplificazione imbonitoria, la rissosità puramente emotiva? Bisogna cercare di avere uno sguardo libero dalle proprie inclinazioni politiche, nel giudicare un prodotto d'informazione. Perchè Santoro non ha mai, dico mai, invitato intellettuali ed esponenti politici fuori dallo schemino destra-sinistra, ad esempio? Ricordo una puntata ambiziosa che doveva spiegare le origini della crisi, quella con Tremonti che disegnava alla lavagna. Ebbene, oltre al ministro con la erre moscia in studio c'erano De Bortoli, Scalfari e Bertinotti. Non proprio quel che si dice un parterre eterodosso, stimolante, sorprendente. Informare, difatti, dovrebbe fornire punti di vista inediti, spiazzare almeno un po' chi legge o ascolta. Altrimenti è rimirarsi l'ombelico. Se poi uno ci mette pure un vittimismo largamente ingiustificato, allora, se permetti, mi girano un po' le scatole.
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