Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

lunedì 28 novembre 2011

Cittadinanza ai baby immigrati: a una condizione

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto sapere di essere nettamente favorevole alla cittadinanza automatica per gli immigrati di seconda generazione: «Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri», ha dichiarato l’altro ieri in un incontro con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, «negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione».
In gergo giuridico si chiama ius soli: è il diritto ad essere cittadini dello Stato in cui si nasce indipendentemente dallo status dei genitori. Si contrappone allo ius sanguinis, che è invece basato sul sangue, sull’etnia della famiglia. L’Italia è isolata in Europa su questo tema, essendo uno degli ultimi paesi a non aver introdotto la prima formula. Napolitano mette all’ordine del giorno il problema evidentemente perché, con una maggioranza trasversale in parlamento, intende cogliere l’occasione e mandare in porto una riforma che con un governo di destra avrebbe trovato l’opposizione irriducibile della Lega Nord, che infatti si è subito detta contraria, e con uno di sinistra avrebbe incontrato l’ostacolo del tipico, ipocrita complesso d’inferiorità di un Pd pauroso di passare per una forza immigrazionista dalle braghe calate. E’ il momento buono, deve aver pensato il Quirinale, regista romano dell’eurocratico governo Monti.
La questione è complessa. Le grandi masse di immigrati che si riversano da decenni dalle diseredate lande del cosiddetto Terzo Mondo ai sobborghi e alle province dell’Impero occidentale non sono un accidente della Storia: sono un fenomeno epocale che non si può pensare di fermare con una legge come l’attuale Bossi-Fini, che equipara gli stranieri, persone con una loro dignità umana, a merce da lavoro. La causa a monte è la globalizzazione dei mercati e dell’immaginario, che da un lato ha impoverito interi continenti come l’Africa, che prima della colonizzazione sociale e culturale, oltre che economica, non conosceva le guerre, i genocidi e la fame, e dall’altra ha diffuso il miraggio del nostro cosiddetto “benessere” omologando miti, bisogni e standard di vita sul modello dell’Occidente euro-americano.
La premessa che va fatta è dunque che in un mondo liberato dalla trappola globalizzatrice, sia pure in una prospettiva di lungo periodo, le ondate migratorie cesserebbero e si tornerebbe alla condizione ideale per cui ogni popolo vive e si fa la sua storia sul luogo e secondo i costumi che gli sono propri. In un’intelligente apertura all’esterno e agli scambi, com’è sempre stato per le civiltà sicure della propria identità e culturalmente avanzate, ma nel contempo refrattarie a svendere o annacquare il patrimonio passato di tradizioni, usi e sistemi di vita. Al momento, stiamo parlando di un’utopia, o quasi.
Detto questo, i figli dei primi arrivati, ancor più dei loro padri e madri, si sentono italiani a tutti gli effetti e vogliono esserlo in tutto e per tutto. Le banlieues francesi date alla fiamme dai casseurs di origini magrebina insegnano che eventuali rivolte del giovani di origine extracomunitaria hanno motivazioni sociali ed economiche piuttosto che razziali o religiose (che semmai possono fornire una giustificazione ex post). In Italia l’assimilazione dei ragazzi è vistosa, e gli episodi di intolleranza di qualche papà islamico ortodosso contro le abitudini troppo disinvoltamente liberali dei propri figli sono casi isolati, in generale la convivenza funziona e non sono sorti ghetti (ad eccezione dei soli cinesi, che tendono a raggrupparsi in quartieri per conto loro).
Realisticamente, penso che se è giusto far passare un congruo numero di anni prima di concedere la cittadinanza ad un immigrato di prima generazione, sia altrettanto equo, dopo che ciò sia avvenuto, riconoscerla alla sua prole fin dall’iscrizione all’anagrafe. Ma ad un patto: che si riveda radicalmente la politica di ingresso degli stranieri. Esiste anche il diritto di una nazione a ospitare chi e quanti ritiene di poter inserire nella società sulla base di indicatori non soltanto riduttivamente industriali, ma sulla base della densità demografica dei territori, della compatibilità con le proprie leggi e il senso comune, e anche, perché no?, di calcoli d’interesse geopolitico. La questione immigrazione va affrontata senza pregiudizi di nessun segno, né catto-buonista né razzistoide. Discutiamone.
Alessio Mannino
www.ilribelle.com 24 novembre 2011

7 commenti:

  1. parli di fenomeno epocale e di impossibilità della Bossi-Fini a fermare questo fenomeno e poi metti avanti il bilancino del quanti e l'analisi del sangue del chi: e con chi lo concordi questo? con gli scafisti? o con i paesi d'origine che se ne fregano? o ricostituiamo qualche gheddafi nei paesi dell'altra sponda? non capisco la proposta , se c'è....

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  2. e comunque non si sta parlando di chi arriva, si sta parlando di chi nasce qua.

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  3. Bilancino? Ma perchè secondo lei un limite non dovrebbe esistere? Io penso che sia semplice buonsenso recuperare la nozione di limite, in questo come in tutti i campi della vita sociale. Quanto al concordare: non stanno forse sorgendo altri governi della cosiddetta (per me lo è relativamente) "primavera araba"? Ma il discorso che ho fatto qui non è una proposta politica, io non faccio il politico. Tento di indicare prospettive anzitutto culturali su cui riflettere. Riconoscere che un fenomeno non è contingente ma storico non significa rassegnarsi ad esso. La causa a monte è la globalizzazione, che è sbagliata alla radice. Si deve invertire la rotta, e nel frattempo governare gli eventi. L'apertura ai figli degli immigrati è una concessione pragmatica, ma, ripeto, a condizione di rivedere i presupposti dell'immigrazione in sè. Senza un peloso umanitarismo che serve solo a ingrossare l'esercito industriale di riserva, certa delinquenza comune e lo spauracchio del diverso su cui lucrano elettoralmente sia destra che sinistra, sia pur dandogli un senso opposto. Per me gli immigrati vanno benissimo. Pochi ma buoni, però. Sulla base dei nostri interessi. Europei, oltre che nazionali e locali. Se esistesse un'Europa che non sia soltanto la proiezione propagandistica delle banche, s'intende.

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  4. Prima cosa che ti chiedo è : come un uomo può diventare un tuo interesse? un uomo è un uomo e non deve essere interesse di nessuno.Ognuno è libero in questo mondo di migrare dove pensa che la vita sia migliore di quella del suo paese natio. Altro punto che ti contesto è il padre islamico. Come avessi detto un padre cattolico invece di un padre italiano.Quel padre che tu nomini è un delinguente non c'entra la religione non si fanno questi sbagli che aumentano l'odio verso chi ha un'altra religione e in questo caso neanche è islamico.
    Concordo che Napolitano abbia scelto il momento giusto per fare questa legge.

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  5. Cara Antonella, esistono concrete comunità umane, diverse le une dalle altre, benchè accomunate dall'essere tutte, appunto, umane. Ma non esiste un'umanità generica, una cittadinanza universale: queste sono visioni ingenue e pericolose. Ciò significa che per me ogni comunità ha il pieno diritto di regolare la propria convinvenza al suo interno come meglio crede. Poi, sei sicura di aver letto bene quel che ho scritto? Non ho affatto detto proprio nulla contro l'Islam, anzi. Ho detto che nel nostro paese, fortunatamente, episodi di intolleranza religiosa sono molto pochi e non costituiscono un allarme sociale. Quei pochi, guardandoli dalla parte degli immigrati, sono a volte - ma è solo un esempio - i casdi di genitori che hanno valori diversi dai figli, che si integrano molto più facilmente e velocemente dal punto di vista culturale per la giovane età.
    Napolitano, in realtà, ha voluto gettare fumo con questo problema che non dovrebbe certo essere in cima alle preoccupazioni di un governo d'emergenza. E' il solito vecchio furbastro. Detto questo, l'argomento è degno di discussione, e infatti ho voluto dare il mio contributo.

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  6. off topic: alessio in bocca al lupo a te e agli altri per "La Nuova Vicenza", ho appena visto il comunicato :) (a.a.)

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  7. Alessio era perchè avevo pensato che tu dessi al colpa alla religione islamica se succedono di questi fatti e non ai singoli criminali che ci sono dapperututto. Napolitano sarà nche un vecchio furbastro ma prima di lui lo ha detto Bersani...poi con la lega che fa le barricate ci vorrà un bel pò prima che si faccia davvero qualcosa. Intanto si comincia a scalare la montagna. In bocca al lupo per Nuova Vicenza come ti ho scritto anche su FB più informazione c'è e più democrazia ci sarà.

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