Vogliono costruire l’ennesimo mostro. E’ Veneto City: una megalopoli commerciale di 715 mila metri quadrati nella campagna tra i comuni di Dolo e Pianiga, sulla Riviera del Brenta. Uffici, negozi, bar, ristoranti e alberghi per un valore immobiliare di 2 miliardi di euro: un’operazione colossale dietro cui ci sono nomi noti come Luigi Endrizzi e Rinaldo Panzarini, rispettivamente presidente e direttore di Veneto City spa (nel cda siedono, fra gli altri, Giuseppe Stefanel e Fabio Biasuzzi), il primo autore della concentrazione di supermercati attorno all’Ikea di Padova est, l’altro amministratore delegato di Est Capital, società finanziaria in prima fila nella cementificazione del Lido di Venezia. La storia del ciclopico progetto inizia nel 1998 quando Endrizzi acquista il primo lotto di terreno pari a 400 mila metri quadrati, nel silenzio compiacente della Provincia di Venezia allora governata dal centrosinistra. Successivamente il Piano territoriale regionale ha dato luce verde senza neppure una valutazione ambientale strategica. Il 29 giugno scorso l’accordo di programma fra i privati e i comuni di Dolo e Pianiga, entrambi con giunte di centrodestra, che si spartiranno una torta di 50 milioni di euro per i permessi di costruzione, 3 milioni per opere di compensazioni non ancora definite e la promessa di 7 mila posti di lavoro. A firmare il cantiere, che dovrebbe cominciare l’anno venturo e durare 8-10 anni, una nostra conoscenza, l’architetto Mario Cucinella, lo stesso del vicentino Green Way, altrimenti detto Pp10 parte seconda.
Il fronte contrario, il cui nerbo è costituito dagli agguerritissimi Cat (Comitati Ambiente e Territorio), è sul piede di guerra dal 2007. Nei mesi scorsi hanno intasato gli uffici tecnici dei due comuni con ben 10.500 osservazioni, con un lavoro di ostruzionismo formidabile ma, a quanto pare, inutile. A loro si sono aggiunti la Confesercenti di Padova, Legambiente, Confagricoltura e i partiti di opposizione in Regione, l’Idv, Rifondazione, l’Udc e il Pd (che un po’ di coscienza sporca ce l’ha, come abbiamo visto). Tutti insieme stanno organizzando una marcia di protesta, divisa in due cortei uno con base a Mira e l’altro con partenza da Padova, per portare 11 mila firme ai Comuni, alla Provincia e alla Regione.
Il senso, o meglio il nonsenso, dell’obbrobrio Veneto City lo ha spiegato alla perfezione Antonio Draghi dei Cat: «Il mostro di Veneto City è una speculazione edilizia di dimensioni gigantesche. Probabilmente la più grande d'Italia. È fondata sulla massima esaltazione della rendita fondiaria. In estrema sintesi: si cambia la destinazione d'uso di un'area di 2,5 milioni di metri quadri da agricola a edificabile. Zero rischio di impresa. Basta l'indice urbanistico ad ottenere i crediti in banca. E così, società con appena 10-30 mila euro di capitale ottengono la complicità dei Comuni che mirano a incassare qualche centinaia di milioni in oneri di urbanizzazione. Ma dov'è la pubblica utilità? L'accordo di programma parla di urgenza e indifferibilità per questo progetto assurdo. In cosa consistono, se non nell'interesse dei privati?» (Il Manifesto, 14 settembre 2011). Le alluvioni non hanno insegnato nulla: si continua a spargere cemento. Il default greco e la recessione mondiale sono lì a spaventarci ma si va avanti con gli stessi metodi di prima: speculando, e per giunta sulla terra. La disoccupazione dilagante e le tasche vuote dei consumatori non dicono nulla a questi apprendisti stregoni che rincorrono stoltamente l’espansione dello shopping: se il megacentro non si riempirà di clienti e se l’economia non girerà, come verranno garantiti i posti di lavoro nei negozi e gli affari tutti sulla carta? E’ l’assurdità criminale della logica speculativa: si divora il futuro per un guadagno facile e immediato. Benvenuti nel Nordest che non impara niente (in buona compagnia: dall’America all’Europa passando per il Fmi e i governi marionette delle banche, è un imperterrito perseverare nel peccato originale di questa crisi: lo sviluppo per lo sviluppo, il debito che si aggiunge a debito, ipoteche su ipoteche che ci condannano a vita). (a.m.)
un assurdità dopo un alluvione come quella del 2010 e in piena crisi...ma nessuno si ribella come dovrebbe.... ci vorrebbero i fucili ormai! ma hanno fatto terra bruciata prima di ideare queste opere. Non ci resta che ribellarci noi con i nostri acquisti boicottando questi centri commerciali
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