Sbaglia chi banalizza le sparate di Claudio Cicero, il fascista rotante (assessore ai trasporti nel centrodestra, assessore ai trasporti di fatto col centrosinistra, e fascio dentro, antropologicamente). Ridendoci sopra si lasciano passare indenni messaggi inaccettabili, come quello, mutuato dall’arrogante Morena Martini, che il nostro ha voluto ribadire per non esserle da meno: se lei, gli studenti che protestano, li spedirebbe dritti in miniera, lui, facendo a gara nella battuta più becera e scontata, li manderebbe «a zappare».
E’ il solito Cicero: se può non lascia scappare occasione per fare lo sprezzante, per darsela da duro, mettendo in bella mostra «gli attributi» (attributi che per il consigliere delegato alla virilità, pardon alla mobilità, possiede anche la Martini: un vero signore). Sinceramente: non ne possiamo più di questo “federale” alla Tognazzi, dei suoi atteggiamenti da gerarca di provincia, del suo machismo da quattro soldi. E’ umanamente insopportabile. Ma lo è anche politicamente. Il giorno dopo che il sindaco Variati, il suo sindaco, condannava l’uscita della Martini («Qui siamo all'imbarbarimento totale»), eccolo che arriva la testa calda a smentirlo su tutta la linea. Una mina vagante. Se usassimo il linguaggio che ama lui, dovremmo consigliare allo sbugiardato e ridicolizzato Variati di dargli una bella lezione. Non l’olio di ricino, ma una dose da cavallo di valium ci sta tutta.
Mi aspetto, senza per altro crederci, un minimo di reazione da parte di coloro che nel centrosinistra avevano levato gli scudi contro gli insulti della Martini. O gli insulti di Cicero passano in cavalleria perché è “uno dei nostri”? Rete degli Studenti, Cgil, Pd, vicesindaco Moretti e compagnia: niente da dichiarare, su Cicero? Suggerimento: evidenziate non solo che ha ribadito l’offesa, ma che tra l’altro non capisce nemmeno la portata della protesta giovanile. Che non si limita, come pensa lui nella ristretta visuale dei suoi uffici quotidiani, a gridare contro il problema degli orari degli autobus e dei costi degli abbonamenti, ma lancia un segnale di disperazione per il futuro, una richiesta sociale e politica profonda, vorrei dire esistenziale. Ma questo è troppo difficile da afferrare per l’homo termodinamicus, come si definisce lui stesso. Troppo preso dal suo iperattivismo e da sé stesso, per comprendere le ragioni altrui. Un piccolo uomo, davvero. (a.m.)
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