Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

martedì 6 settembre 2011

Lo sciopero inutile e l’Europa dei banchieri


Oggi c’è lo sciopero generale della Cgil contro la manovra finanziaria del governo Berlusconi. La solita giornata di protesta simbolica, senza veri effetti. L’unico sciopero che avrebbe senso dovrebbe protrarsi a oltranza, paralizzando l’intero paese. Ma questo equivarrebbe a una rivolta contro Eurolandia e le Borse, e l’Italia è sì sull’orlo della bancarotta, ma crede, a destra come a sinistra, che ripudiare il debito sia un tabù intoccabile. Da quando ci siamo messi al collo il guinzaglio dell’Europa delle banche, non siamo più uno Stato sovrano: siamo schiavi dei mercati internazionali. Proporre la patrimoniale, pur nel condivisibile intento di un riequilibrio sociale, segue la stessa logica perversa di sempre: sacrificare la vita reale, le ricchezze, i risparmi, per permettere ai criminali della finanza di ingrassarsi come prima, come sempre. La sinistra cerca di far pagare il conto ai più ricchi, e si può capire. Ma il punto è che non dovremmo pagare un bel niente, perché il debito è colpa di un sistema globalizzato strutturalmente indebitato, perché è sull’indebitamento perenne, infinito, eterno che lucrano, grazie all’interesse, i veri padroni dell’economia: le banche. Corresponsabili di questo orrore di fondo sono certamente i politici, di tutte le risme. Ma non sarà cambiando l’inquilino di Palazzo Chigi che cambierà di una virgola l’ingiustizia di fondo di questa società ostaggio di una cricca di usurai. A confronto del Potere vero, qui da noi gestito dalla Bce ovvero dagli istituti centrali (che sono privati, di proprietà delle grandi banche) prestando la moneta agli Stati, la comica impotenza di Berlusconi diventa ben povera cosa. E ridicola diventa una mobilitazione che, mentre si sta preparando l’ennesima macelleria sociale sull’altare dell’internazionalismo finanziario, se la prende con un governo perché tassa e taglia in modo sbagliato. No, sbagliato è continuare a chinare il capo a un modello economico che ci è scappato di mano e che ci si ritorce contro condannandoci alla schiavitù da spread. Se qualcuno che ha ancora a cuore la propria libertà di cittadino mi legge, dovrebbe comprendere quel che sto dicendo. Sto parlando di riprenderci la nostra sovranità nazionale, mandando a ramengo la dittatura dell’euro e costringendo il continente europeo a ripensare se stesso, il suo sistema monetario, il suo posto nel mondo, il senso della sua unione. Sto affermando che abbiamo il diritto di dirci stufi di pagare sempre noi i debiti di uno Stato venduto all’Europa dei banchieri. Essere europeisti significa ribellarsi allo strapotere della Bce e degli hedge funds, per un’Europa dei popoli. Non è possibile farlo? Finchè penseremo che i cambiamenti radicali che ci servono sono impossibili in quanto vanno alla radice dei problemi, ci terremo i problemi e non cambierà nulla di nulla. Ritroviamo, per cominciare, la capacità di immaginare un esito diverso da quello che ci vogliono far credere essere scritto nel destino. Quale destino? Qua c’è solo l’abominio di una superclasse di privilegiati tutti ammanicati (banksters, finanzieri, tecnocrati, politici – senza dimenticare i loro servi giornalisti e intellettuali) che non solo massacra le nostre vite, ma viene pure a raccontarci che è nostro preciso dovere farci massacrare. Io, a questi farabutti, gli farei un culo così. (a.m.)

12 commenti:

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  2. Carissimo Alessio, ottimo articolo!
    Credo che il debito vada estinto da chi l'ha prodotto! Ma come si è potuto arrivare ad un debito così alto?
    Nessuno si chiede perchè tutti gli stati del mondo sono indebitati? Con chi se non con le banche?
    L'Islanda è un'esempio di come si può risolvere il problema?

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  3. Che ne dici di questo fantaracconto?
    Pagina 1 http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2200000/2199309.xml?key=fantaracconto&first=1&orderby=1

    Pagina 2 http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2200000/2199310.xml?key=fantaracconto&first=1&orderby=1

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  4. Bhè ancora una volta devo dire di condividere questo articolo di Mannino, un pezzo che nella sostanza non si discosta poi molta da una mia riflessione scritta a metà agosto... ;-)


    CRISI E RECESSIONE: NON SIANO I POPOLI A PAGARE LE COLPE DELLA FINANZA MONDIALE
    www.alternativasocialeschio.splinder.com

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  5. Con la differenza non secondaria, caro Cioni, che io non sostengo un governo cialtrone e delinquenziale come questo. E soprattutto non sostengo certe cose per poi restare in un centrodestra che ideologicamente ne sostiene e ne fa ben altre.
    @Simone: l'Islanda è un raggio di luce nel buio pesto che ci avvolge. Ma l'Islanda non ha l'euro ed è ancora una nazione sovrana.

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  6. è che uno sciopero poco prima della conferma di questa manovra di cui si capisce solo che si taglia ai più poveri mi sembra ci volesse e per fortuna la CGIL lo ha indetto...lo sciopero è per dire che noi tutti che abbiamo partecipato non vogliamo pagare i debiti a chi li ha fatti. Vogliamo che i debiti li pagano gli evasori e quelli con il patrimonio alto più di 90.000 euro all'anno. Se non si sostiene un governo e sopratutto questo governo in particolar modo ladro! ci si deve far vedere che si è contro o facciamo come molti del pd?

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  7. I debiti dovrebbero pagarli coloro che li hanno creati, che sono banchieri e politici (di qui il mio no anche alla patrimoniale, almeno se fatta a questo scopo; poi possiamo pure discuterne in linea di principio). L'evasione è un'altra questione. Le manifestazioni servono a manifestare. Il mio punto di vista è: serve ancora semplicemente manifestare, o non servirebbe piuttosto mettere ai ferri corti chi ci schiavizza (che, se mi si legge bene, non identifico soltanto in questo o quel governo)? E' utile la protesta, o bisogna cominciare a pensare a una rivolta? Se non ce la poniamo, questa domanda, non riusciremo mai a preparare il terreno per una forza politica nuova che la raccolga e gli dia una risposta. Perchè ce ne serva una eccome, contro l'intero sistema di destra e sinistra.

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  8. Tra dire ed il fare...Comunque sia è facile "starsene fuori" e pontificare contro tutto e tutti senza poi non riuscire ad incidere nel concreto. Senza fare mai delle scelte, senza mai buttarsi nella mischia, senza metterci mai la faccia, senza mai alzare il culo dalla seggiola... Del resto il web è pieno di rivoluzionari da tastiera e di scribacchini che s'inventano rivoluzionari con il solo buon uso delle parole. Io potrei spiegarti le ragioni che mi hanno spinto ad aderire al Pdl ma non credo ti interessino; tuttavia, per noi è un partito (ovviamente col quale c'è una contiguità) che nella nostra logica rimane uno strumento per veicolare certi messaggi che appartengono alla nostra formazione e ai nostri convincimenti. Mi rendo conto che di certi tempi le critiche siano facili da argomentare, però nessuno può negare che rimaniamo tra i pochi a puntare il dito verso una direzione che tu conosci bene, non credi Mannino?!
    Serve a poco? Forse, ma a quel punto tanto quanto usare come sfogatoio la scrittura senza poi decidersi di agire. Pensiero e azione diceva qualcuno, ricordi? ;-))

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  10. Vedo che anche Cioni usa contro di me gli stessi argomenti di un Palma: interessante convergenza degli opposti. Per me, signori, conta prima di tutto la coerenza, senza la quale non c'è onore e rispetto di sè. La situazione sociale e politica è tale che sporcandosi le mani ci si sporca anche l'anima e soprattutto non si conclude un bel niente. O mi vuole forse venire a raccontare, Cioni, che nell'alveo della destra e della sinistra, del suo Pdl o degli altri partiti, si può cambiare questo sistema? E allora se è come dico io, e con ogni evidenza è così, una persona che tiene alla propria coscienza e alle proprie idee non si iscrive a un bel niente che faccia il gioco del nemico. Le insinuazioni sul fatto che io faccia il toro seduto della rivoluzione se le incarti e porti a casa, perchè io faccio quel che so fare al meglio delle mie possibilità (non mi fanno lavorare proprio per le opinioni che ho), mentre lei fa il servo di un partito comandato da una banda di criminali e incapaci. Lo sfogatoio lo lascio a chi non ha argomenti, che invece io ho. Il pensiero senza azione ha una sua dignità, se l'azione è vana o prematura. L'azione senza pensiero, o addirittura traditrice del pensiero, è stupidità o disonestà.

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  11. Ad Alessio Mannin: in pratica, cioè per rendere realtà questo pensiero, quali passi suggerisce di fare? ... Un ostacolo da superare, secondo me, e non vorrei scoraggiare chi vuole tornare libero, é questo: siamo un pò come le coppie dei carabinieri delle barzellette ... uno sa leggere, l'altro sa scrivere .... E' così che ci sottomettono.

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  12. Non il "primo", ma il solo passo POSSIBILE oggi, è prendere coscienza delle cose come stanno, e non come ci vengono ammannite dai capitani del vapore o come sono deformate da pregiudizi di un'altra epoca (tipo comunisti contro anticomunisti, fascisti contro antifascisti etc). Per il resto, seguiamo come continua la storia, pronti ad agire (agire in modo efficace, non illusoriamente) quando ce ne saranno le condizioni. Oggi, non ci sono.

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