“Alcuni spunti, tratti dalle cronache più recenti. Alla vigilia dell’Assemblea di Confindustria di Vicenza. (…) Il secondo spunto rinvia alle vicende sindacali, regolate qualche giorno fa da un accordo nazionale, Viva l’accordo!, sia chiaro, a maggior ragione quando è, finalmente unitario. Ma è altrettanto chiaro che l’accordo ha regolato, in tutte le sue forme, un tema ed uno solo: la presenza. La presenza dei lavoratori nei turni e nelle flessibilità concordate, senza più «deroghe» che consentano assenteismi facili e scioperi di minoranza. E’ il minimo perché un investimento possa realizzarsi e possa dare i suoi frutti, compresi quelli occupazionali e retributivi. Ma è il minimo. (…) Fermarsi a questo minimo non è da capitalismo che scommette sulla qualità, sull’innovazione, sulla creatività. (…) Sicuramente c’era da stabilire il minimo. Si veda di non fermarsi al minimo garantito. Anche perché il capitale più prezioso e raro è oggi quello umano. Nei capitalismi avanzati”. Gigi Copiello, Corriere del Veneto, 3 luglio 2011.
Traduzione: domani si riunisce la grande assise del mondo che conta qui a Vicenza, gli industriali. Un messaggio dall’ex segretario locale della Cisl, il sindacato più filo-confindustriale, ci sta. Sul porcellum confederale Bonanni-Angeletti-Camusso la parola d’ordine è una e categorica per tutti: vincere, e vinceremo ogni resistenza all’accordo! L’unico vero fatto chiaro che emerge dal patto d’acciaio è che se il 50% dei dirigenti sindacali concordano su un contratto, si vieta per legge ai lavoratori di esprimersi per far sapere cosa ne pensano. L’assenteismo e gli scioperi minoritari sono il grimaldello retorico per tappare la bocca alla base. E’ il minimo per poter proseguire nella sistematica opera distruttrice di ogni residua libertà d’opposizione di chi sta in basso a sgobbare. Una fatica improba che dovrà però continuare perché gli uomini sono capitale anche loro, e come tale vanno gestiti sfruttandoli al massimo: la produttività prima di tutto, signori. E’ il capitalismo all’ultimo stadio, che si riavvolge su se stesso e torna a spremere il lavoro ingabbiandolo e opprimendolo (nota mia: anziché guardare al baratro d’iniquità che accomunerebbe, se solo ci si togliesse dagli occhi la nera pece classista, operai e padroni, e cioè la schiavitù dell’interesse bancario. Ma questo Copiello, come la gran parte di chi ci pontifica sulla testa ogni dì, non lo sa o non vuole saperlo). Ultima cosa: quando sentite parlare di “innovazione”, mettete mano alla pistola. (a.m.)
ma cosa fa ora?
RispondiEliminac'è nessuuuunoooo?
RispondiEliminasembra la pubblicità dell'acqua povera di sodio....