Cari imprenditori di Assindustria Vicenza che oggi vi riunirete in assemblea, anche se la stragrande maggioranza di voi di sicuro non mi legge, vi scrivo lo stesso un promemoria. La vostra categoria, benemerita perché essendo fatta in gran parte di piccole e medie imprese lavora sul serio esattamente come i lavoratori dipendenti (stendiamo un velo pietoso, invece, sui vostri colleghi che trafficano in finanza selvaggia e commesse pilotate), la vostra razza così coriacea e pragmatica parla spesso di crescita, di efficienza, di competitività, di “fare squadra”. Sono i vostri mantra, e dal punto di vista strettamente economico, quello che più sta a cuore ai vostri bilanci aziendali, si capisce che lo siano. Però l’economia di cui voi siete uno dei due motori principali assieme all’altro, il lavoro, non dovrebbe essere l’unico metro, il solo criterio che sovrasta tutti gli altri. Al di sopra di tutto c’è la vita. La vita concreta delle persone fatte di carne sangue e speranze, che si sviluppa nell’arco biologico dell’esistenza e non soltanto nelle previsioni trimestrali o annuali della produzione. Lavorare per vivere, e non il contrario: questa dovrebbe essere la semplice bussola dei produttori (imprenditori e lavoratori). Non dimenticatela, la vita. Ad esempio quella - rovinata da un totem concepito male e applicato peggio com’è la santa, ignobile “flessibilità” – di una giovane di cui il padre ha raccontato la storia in una bellissima lettera pubblicata sul GdV di oggi. La copio qui. Buona assemblea. (a.m.)
Sono padre di una ex precaria di Arpav, laureata in geologia con un 110 e lode nel marzo 2002, la quale, per sette anni ha lavorato nel Dipartimento di idrogeologia censendo, fra l'altro, tutte le sorgenti acquifere della provincia di Belluno. Ebbene dopo questi sette anni passati senza sapere cosa sarebbe accaduto di lei, ogni anno, allo scadere di ogni “Co.Co.Co.”, avendo fatto per due volte la “novantista” alle Poste Italiane, le è stato proposto nel 2008 di firmare un contratto a tempo indeterminato come portalettere, cosa che, dopo lunga riflessione ha fatto suo malgrado svolgendo, da allora, tale lavoro a Longarone. Va detto che il “precario” chiamato a sostituirla in Arpav, nel 2009 è stata poi lasciata a casa. Questa mia figliola oltre a fare la “novantista” alle Poste non si è mai tirata indietro, per guadagnarsi qualche spicciolo, quando le veniva offerto di fare promozioni di prodotti nei supermercati, oppure di fare la cameriera in una pizzeria o in un rinomato rifugio nel feltrino nei fine settimana estivi o, continuativamente, durante le sue cosiddette “ferie”. E questa è l'Italia peggiore? Questa è stata la mia esperienza indiretta con il precariato, esperienza che dopo l'impegno gravoso sostenuto per farla laureare con l'eccellente risultato conseguito, non pensavo di poter vivere. E pensare quanto bisogno di geologi ha il nostro Paese, ma l'italiota filosofia di riparare (male) i danni invece che prevenirli è dura a morire. Assistiamo di fatto ad una, anche se incruenta, “Khmerizzazione” di una generazione di giovani, ad una perdita di professionalità di alto profilo per lasciar posto a persone con spina dorsale pieghevole o al massimo dotate di una “quarta” di reggiseno.
Tutto ciò per dire al ministro Brunetta che questa giovane donna ora “fortunatamente” ex precaria ha comunque “scaricato e continua a scaricare le sue cassette ai mercati generali” senza tirarsi indietro. Così come milioni di italiani lavoravano onestamente mentre lui faceva il “consigliere economico” nell'ultimo governo Craxi dopo di che sono state necessarie, per rimetterci in carreggiata, due “finanziarie” nel '91 e '92 (Amato e Ciampi) per duecentodiecimila miliardi di lire. Che fosse per questo che Brunetta andava raccontando in giro che si meritava il Nobel per l'economia, poi (ingiustamente?) mai assegnatogli?
Giordano Pascali
Tutto ciò per dire al ministro Brunetta che questa giovane donna ora “fortunatamente” ex precaria ha comunque “scaricato e continua a scaricare le sue cassette ai mercati generali” senza tirarsi indietro. Così come milioni di italiani lavoravano onestamente mentre lui faceva il “consigliere economico” nell'ultimo governo Craxi dopo di che sono state necessarie, per rimetterci in carreggiata, due “finanziarie” nel '91 e '92 (Amato e Ciampi) per duecentodiecimila miliardi di lire. Che fosse per questo che Brunetta andava raccontando in giro che si meritava il Nobel per l'economia, poi (ingiustamente?) mai assegnatogli?
Giordano Pascali
Nogarole
e quindi?
RispondiEliminaE quindi se gli imprenditori, i piccoli e medi che sono i veri imprenditori perchè quelli grandi, di media, sono prenditori d'accatto, lucratori e grassatori, non si accorgono che sfruttando il lavoro e umiliando le capacità si scavano la fossa da soli, assisteranno all'inevitabile: fra quindici-venti anni, quando paghe intermittenti e da fame faranno crollare il sistema fiscale e pensionistico, loro chiuderanno i battenti e ci sarà la crisi nera, quella dell'indigenza di massa. Non lo dico io: lo dice uno studio pubblicato di recente dal confindustriale Sole 24 Ore.
RispondiEliminaCose note da anni, la gente si sveglia tardi. Dov'eravate quando è cominciata la "globalizzazione", a festeggiare? chi paga il prezzo dell'immigrazione, gli industriali che avevano bisogno dei lavoratori per avere manodopera a basse esigenze? chi paga le privatizzazioni della "sinistra"? e la sistemazione dei precari? e perchè non assumono cancellieri in tribunale e pagano ex carabinieri per svolgere un lavoro? perchè devo pagare le stesse tasse, però ora anche ai privati il telefono, le ferrovie, la sanità, la scuola, ecc.?
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