Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

giovedì 14 luglio 2011

Aim, il sospetto: piano Borra 2?


«Il futuro del gruppo passa per una parziale apertura al mercato, per lo meno per il gas… Detto che alcuni settori rimarranno ovviamente in house, come i servizi alla città, dovremo capire e valutare se e cosa scorporare per rispondere alle esigenze della società e alle necessità delle leggi e del mercato». Così ieri l’assessore alle finanze e alle partecipate Umberto Lago, commentando il bilancio della multiservizi comunale Aim. Se San Biagio doveva essere risanata per darne in pasto il boccone più ricco, ovvero sia il settore gas, alle iene private, allora tanto valeva lasciarla in mano ai Rossi e agli Zanguio. Il gas, infatti, poteva e può essere scorporato dall’azienda in tutti i casi: se questa avesse il fiatone, perché così si sbolognerebbe platealmente il corpaccione in perdita, o in risicato pareggio, al Comune (luce, trasporti ecc), e si regalerebbe il comparto in attivo al privato; se invece è, come ieri ha mostrato il presidente Roberto Fazioli, in buono stato quanto meno contabile, lo si annuncia all’opinione pubblica come precondizione all’ingresso dei privati.
Il primo scenario ci mancò poco che si realizzasse a cavallo fra il 2006 e il 2007, sul finire della presidenza dell’aennista Beppe Rossi: l’allora advisor Maurizio Borra preparò un piano che attraverso una newco sbilanciata a favore di una precisa cordata locale (Valbruna, Beltrame, Marchi, Stabila, Zignano, Marzotto, Forge, Mastrotto) prevedeva la svendita di fatto del gas Aim. Fu la ribellione del cda, in particolare dei suoi elementi in quota Forza Italia, a fare naufragare il progetto, e che fece dire in seguito al consigliere d’amministrazione Bruno Carta (oggi segretario cittadino del Pdl) che quella bocciatura fu «l’inizio di tutti i guai», mediatici e giudiziari, per la gestione targata centrodestra.
La seconda prospettiva ce l’abbiamo davanti: un’Aim che fa sfoggio di ottima salute e che perciò ha le carte in regola per tagliare gli ormeggi e buttarsi in mare aperto, offrendosi sul mercato. Ora, se fosse davvero mercato, se ne può pure discutere. Ma a patto che imbarcare nuovi soci avvenga senza vendite ad hoc ai soliti noti, e soprattutto senza svendite che farebbero perdere un patrimonio pubblico per far contento il business privato. Insomma, preghiamo cortesemente il sindaco Achille Variati (che non ne può più di Fazioli fra i piedi e non vede l’ora di sostituirlo col suo caro Angelo Guzzo)di non farci assistere a un replay, magari ammorbidito e abbellito, del piano Borra. Già dobbiamo sorbirci un Pp10 riveduto e migliorato col nome di Green Way, se poi fosse lui a mandare in porto, in copia più o meno carbone, la madre di tutte le più indecenti privatizzazioni, verrebbe quasi voglia di abbandonare il sacrosanto pregiudizio che ci fa preferire, turandoci il naso, lui, il democristiano col senso del marketing, a Manuela Dal Lago. (a.m.)

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