Ieri c'erano mille buone ragioni per scioperare contro questo governo di banchieri. Ma, anche volendo lasciar stare il fatto che lo sciopero limitato ad una sola giornata o addirittura a poche ore, pur essendo "generale", si riduce ad un atto simbolico di pura testimonianza, non aver messo nell'agenda della protesta una critica netta e senza sconti allo strapotere delle banche mi ha confermato nella mia idea: i sindacati confederali sono parte del sistema (si salva in parte la Fiom, ma solo per la combattività - ideologicamente è ferma alla mitologia dell sviluppo industrialista, della crescita come panacea per l'occupazione, e ignora completamente la convergenza d'interessi fra precario sfruttato e autonomo, imprenditore o commerciante che sia, precarizzato dallo strozzo bancario). Per questo non ho scioperato: non mi presto alla farse, per giunta in combutta con l'avversario. Leggete qui sotto un mio pezzo dell'altro giorno per capire perchè. (a.m.)
Sindacati, sciopero filo-bancario
Lunedì 12 dicembre ci sarà uno sciopero generale di tre ore dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil contro il "decreto salva-Italia" di Monti. Non chiamatelo unitario, per carità, altrimenti la segretaria cislina del Veneto, Franca Porto, vi fulmina: ci tiene moltissimo a rimarcare le differenze ideologiche con i colleghi cigiellini. In ogni caso, a Vicenza i tre segretari locali, Marina Bergamin (Cgil), Riccardo Dal Lago (Uil) e Gianfranco Refosco (Cisl), saranno i protagonisti di una giornata di protesta che dalle 16 alle 18 culminerà in tre manifestazioni in piazza: a Vicenza, davanti alla prefettura, a Schio e a Bassano. I sindacalisti se la prendono con l'iniquità della manovra del governo, che colpisce i soliti tartassati, lavoratori e pensionati.
C'è da segnalare una singolare omissione, però. Se la prendono con l'ingiustizia sociale, e si capisce: fanno il loro mestiere. Sull'ingiustizia degli aiuti alle banche, tuttavia, non una parola. La finanziaria, infatti, prevede tre misure scopertamente filo-bancarie. Uno: abbassamento della soglia di uso del denaro contante da 2500 a 1000 euro, che significa più commissioni e meno costi di gestione della liquidità per gli istituti di credito. Due: obbligo di transazione elettronica oltre i 500 euro per gli enti statali e la pubblica amministrazione (ad esempio, per erogare le pensioni). Tre: copertura dei passivi bancari garantita dallo Stato. E' vero che il sistema bancario italiano è meno "tossico" di quello americano o di altri europei, ma il messaggio politico è devastante: le banche all'origine della crisi non solo non vengono toccate, ma addirittura premiate e arricchite.
Dal sindacato ci si aspetterebbe almeno un accenno di critica. Invece niente. Anzi, confondendo la lotta all'evasione con la completa finanziarizzazione, fanno a gara ad essere più realisti del re e propongono di ridurre il limite massimo del cash ad appena 500 euro (lo Stato che ci sta a fare, se non riesce più a contrastare evasori, riciclatori e corruttori?). Se invoca la patrimoniale, la Triplice sindacale dovrebbe quanto meno porsi il problema di avanzare qualche proposta per rendere più sociale ed equo il servizio bancario. O no?
Lunedì 12 dicembre ci sarà uno sciopero generale di tre ore dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil contro il "decreto salva-Italia" di Monti. Non chiamatelo unitario, per carità, altrimenti la segretaria cislina del Veneto, Franca Porto, vi fulmina: ci tiene moltissimo a rimarcare le differenze ideologiche con i colleghi cigiellini. In ogni caso, a Vicenza i tre segretari locali, Marina Bergamin (Cgil), Riccardo Dal Lago (Uil) e Gianfranco Refosco (Cisl), saranno i protagonisti di una giornata di protesta che dalle 16 alle 18 culminerà in tre manifestazioni in piazza: a Vicenza, davanti alla prefettura, a Schio e a Bassano. I sindacalisti se la prendono con l'iniquità della manovra del governo, che colpisce i soliti tartassati, lavoratori e pensionati.
C'è da segnalare una singolare omissione, però. Se la prendono con l'ingiustizia sociale, e si capisce: fanno il loro mestiere. Sull'ingiustizia degli aiuti alle banche, tuttavia, non una parola. La finanziaria, infatti, prevede tre misure scopertamente filo-bancarie. Uno: abbassamento della soglia di uso del denaro contante da 2500 a 1000 euro, che significa più commissioni e meno costi di gestione della liquidità per gli istituti di credito. Due: obbligo di transazione elettronica oltre i 500 euro per gli enti statali e la pubblica amministrazione (ad esempio, per erogare le pensioni). Tre: copertura dei passivi bancari garantita dallo Stato. E' vero che il sistema bancario italiano è meno "tossico" di quello americano o di altri europei, ma il messaggio politico è devastante: le banche all'origine della crisi non solo non vengono toccate, ma addirittura premiate e arricchite.
Dal sindacato ci si aspetterebbe almeno un accenno di critica. Invece niente. Anzi, confondendo la lotta all'evasione con la completa finanziarizzazione, fanno a gara ad essere più realisti del re e propongono di ridurre il limite massimo del cash ad appena 500 euro (lo Stato che ci sta a fare, se non riesce più a contrastare evasori, riciclatori e corruttori?). Se invoca la patrimoniale, la Triplice sindacale dovrebbe quanto meno porsi il problema di avanzare qualche proposta per rendere più sociale ed equo il servizio bancario. O no?
Alessio Mannino
www.nuovavicenza.it 10 dicembre 2011
Mannino, le risulta che il fondo pensionistico integrativo COMETA, dei metalmeccanici, sia partecipato dall'assicurazione americana AIG, quella in cui è intervenuto il governo americano per salvarla dalla bancarotta?
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