E' uscito il libro di Alessio
Mannino, chi è Alessio? E' semplicemente uno dei nostri avrebbe detto
Longanesi.
Massimo Fini
E’ uscito il mio e-book, Contro.
Considerazioni di un “anti-politico”, per i tipi della Collana Ribelle di
Maxangelo Edizioni (cliccando qui la scheda e, se volete, la possibilità di acquistarlo). E’ una storia giornalistica, fra politica costume e filosofia, dell’anno
2011. L’ho scritta per due motivi. Uno è, come sempre, personale,
autobiografico. In questo caso, direi anche psicologico. A parte alcune
collaborazioni, il 2011 è stato un anno di pensieroso e agitato stato di
precarietà, lavorativa ed esistenziale. L’altra spinta me l’ha data il senso
del dovere. Devo contribuire anch’io, nel mio piccolo, con la sola arma di cui
dispongo che è la penna, a combattere contro la soffocante mistificazione in
cui siamo immersi. Di qui il titolo.
Perciò ho raccolto,
selezionandolo, ampliandolo e approfondendolo, il materiale ricavato da
parecchi articoli pubblicati sui giornali che mi hanno ospitato in questi anni
e sul mio blog. La rielaborazione è avvenuta seguendo il filo di eventi
disseminati lungo l’arco dell’anno passato che, a mio giudizio, meglio si
prestavano a offrire i punti di vista che mi premeva focalizzare. L’ordine
cronologico, dunque, s’incrocia con una scelta ad hoc di fatti significativi,
utili a offrire quella che presuntuosamente potrei chiamare la mia visione del
mondo.
Il sottotitolo, facendo il verso
a Thomas Mann, richiama una categoria oggi molto in voga: l’antipolitica. A
usarla come clava sono gli intolleranti e superficiali detrattori di tutto ciò
che nell’Italia odierna si muove all’esterno e in contrapposizione alla
politica abituale, istituzionale, partitica. Auto-accusa, dunque? No.
Auto-ironia consapevole. Posto che la categoria suddetta non sta in piedi, se
schierarsi contro la cosiddetta “politica” significa non poterne più di fare
gli schiavi cretini e obbedienti, allora dichiararsi “anti-politico” diventa un
titolo d’onore.
Essere “contro”, a volte, è la
sola cosa giusta. Davanti alla propria coscienza, s’intende. E la coscienza è
l’unico tribunale il cui giudizio conti davvero, perché l’unico in cui siamo
da soli con noi stessi, quando ci guardiamo allo specchio la mattina e di
fronte alla morte.
a.m.
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