Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

giovedì 5 gennaio 2012

La Costituzione? E' anti-democratica

Nel suo discorsetto banale e vacuo di Capodanno, il presidente Napolitano non ha mancato una difesa d’ufficio dei partiti, tanto più patetica quando più queste idrovore sono impopolari presso gli italiani (la fiducia è al minimo storico: 5%). Ma tant’è: i partiti sono costituzionalmente tutelati, benché non nella prima parte, ahinoi considerata inviolabile in eterno, ma nella seconda, suscettibile di cambiamenti teoricamente più facili. Comunque, carta o no, la forma-partito marcisce nel discredito che si merita, e questo Capo dello Stato li rappresenta degnamente, essendone un sottoprodotto e neanche dei migliori.
Interessante notare, tuttavia, come nella stessa stampa che magnifica il Quirinale partitocratico e inveisce contro l’“antipolitica” si leggano le più accanite campagne contro gli abusi dei partiti e certi scampoli di presunta iconoclastìa rispetto a mafie di segreterie e mandarini d’apparato. Parliamo naturalmente del Corrierone, che non si smentisce mai. Giù botte al parlamento e al parassitismo della casta col duo Stella-Rizzo, che sinceramente ha stufato (si accorgeranno mai, questi due segugi di buvette, che a guidare le sorti del paese, dell’Europa e del mondo è la finanza?). E poi, vai col tango di opinioni vergate da editorialisti anche bravi, acuti e tutto sommato onesti – dal loro punto di vista blindato e allineato, s’intende – che ci offrono riflessioni alate giusto per dare al lettore il piacere momentaneo di un volo pindarico. Che resta lì, sospeso nel campo della fantasia, perché non sia mai criticare sul serio la balla della “democrazia”.
Ieri è stato il turno di Michele Ainis (uno dei pochi meritevoli di essere letti, se comparato a quei bei tomi di Ostellino, Panebianco e Galli della Loggia). Il politologo prova a fare proposte che lui stesso definisce “utopistiche”: «Se l'utopia è il motore della storia, adesso ne abbiamo più che mai bisogno per continuare la nostra storia collettiva». Partendo dalla constatazione, che nessuno osa negare, che la politica in Italia è vista come un affare di élites autoreferenziali, Ainis spara tre cartucce: soglia di due mandati parlamentari (è l’identica richiesta di Grillo e del suo Vaffa-day del 2007); il recall americano-canadese, cioè la possibilità di revoca anticipata dell’eletto; la demarchia di discendenza ateniese, cioè una Camera di cittadini scelti a sorteggio.
A parte che si tratta davvero di utopie, dato che alla corporazione parlamentare non è riuscito neppure di tagliarsi lo stipendio fin da subito, alla faccia dei sacrifici imposti a tutti gli altri italiani, il senso della provocazione è appunto quella di essere una provocazione, un futile baloccarsi da intellettuali. Non si tratta di correggere la meccanica della macchina, pensando perfino di riesumare la saggezza della più antica, e quella sì reale, democrazia della storia. Basta con il fumo cervellotico, le trovate d’importazione, le riformine stitiche. Non è estraendo a sorte o limitando l’ingordigia dei politicanti che si cambierà alcunché di significativo. La democrazia delegata è la maschera del potere assoluto della bancocrazia, dell’economia globalizzata dei mercati: se non si parte da qui, si produce solo aria fritta e inchiostro inutile. E non si evochi, per piacere, l’Atene di Clistene, Solone e Pericle, che inventò la demos-kratìa proprio in opposizione alla oligarchia, il predominio sfruttatore dei pochi ricchi sul popolo, inteso come i molti meno abbienti. La nostra è un’oligarchia, e andrebbe rovesciata come fecero i fieri Ateniesi: cominciando dalle regole fondamentali, dalla base. Cioè dalla Costituzione, che nel nostro caso, al contrario dei suoi fanatici difensori, democratica non è: priva del diritto di voto su materie fiscali e trattati internazionali, esattamente le due leve essenziali perché uno Stato sia libero e sovrano.
Alessio Mannino
www.ilribelle.com 4 gennaio 2012

4 commenti:

  1. Ti rispondo con uno scritto sulla nostra Costituzione di un giornalista iraniano ora italiano

    In questi giorni si parla molto della Costituzione. Chi vuole modificarla e chi vuole difenderla. Noi che la Costituzione italiana la abbiamo scelta, e sulla quale abbiamo giurato per diventare cittadini italiani, più degli altri sentiamo la necessità di difenderla. Per noi, che la Costituzione non l' abbiamo trovata in dote come gli italiani di nascita, questa carta è una sorta di contratto che abbiamo firmato con l'Italia per diventare suoi cittadini. Forse se la Costituzione fosse stata un'altra, qualcuno di noi non avrebbe chiesto la cittadinanza italiana. E sulla base dei diritti e doveri sanciti in questa carta che siamo diventati italiani, e proprio per questo intendiamo difenderla
    Ahmad Rafat.

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  2. L'Italia unita - rovinando l'Italia buona - l'hanno fatta le massonerie inglesi, francesi ed italiane.

    L'8 settembre 1943 fu voluto dalla stesse massonerie e vi pare possibile che la "loro" costituzione, come il tricolore, non fosse massonica ?

    Il trucco cè ma pochi lo sanno vedere.
    http://pocobello.blogspot.com/2010/12/costituzione-diritto-al-lavoro-e.html

    Qualcuno ha il coraggio di dire come è nata questa Italia unita che all'epoca nessuno voleva ?
    http://pocobello.blogspot.com/2010/03/perche-non-festeggio-i-150-anni-di.html

    Un po di storia della bandiera massonica del tricolore.
    http://pocobello.blogspot.com/2010/08/il-tricolore-bandiera-massonica.html

    Le costituzioni che ci servirebbero e che sono rimaste sconosciutissime.
    http://pocobello.blogspot.com/2010/01/fascismo-e-antifascismo-per-una-nuova.html

    Saluti.

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  3. ,,,STO VALUTANDO SERIAMENTE di appoggiare la ricostituzione del regno delle due sicile.....REGNO non repubblica....perchè bisogna dare al popolo quello che il cuore del popolo chiede....

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  4. ** Brumik **

    Sacrifici inutili (ovvero il Debito che non pagheremo mai)

    Non è necessario, bensì deleterio, subire supinamente le opprimenti misure fiscali perpetrate dagli attuali sedicenti soloni dell'economia, quelli che si sono insediati tirannicamente al governo.

    Basta un minimo di conoscenza di base della matematica finanziaria e un pizzico di spirito critico per dimostrare quanto siano inutili i sacrifici che ci stanno imponendo questi dispensatori di tasse e di privazioni.

    Avvalendosi di un foglio Excel programmato con le semplici regole del piano d'ammortamento di un mutuo "alla francese", ogni cittadino di buona volontà può constatare da solo che non riusciremo mai a pagare il Grande Debito Pubblico (GDP) che i politici di tutte le risme hanno accumulato negli anni sulle nostre spalle.

    Se poniamo il GDP da ammortizzare pari a 2.000 miliardi di euro (2.000.000.000.000, ovvero 2*10^12, cioè 4*10^15 Lire!) e un tasso d'interesse del 7% (tasso estremamente ottimistico e molto agevolato, quello che ora viene applicato ai BTP decennali) possiamo toglierci lo sfizio di vedere quale potrebbe essere la "rata annua" che dovremmo sborsare per ammortizzarlo, ipotizzando alcuni periodi di tempo tra i più plausibili.

    Qui di seguito vi anticipo i risultati ottenuti dopo aver posto la durata del "mutuo" in "numero di generazioni future", dove per "generazione" viene inteso convenzionalmente un intervallo di 25 anni.

    Per risparmiare carta, inchiostro e... mal di testa l'unità di calcolo è stata posta in "miliardi di euro".

    Ecco gli esiti del calcolo:

    1 generazione (25 anni ) - Rata annua: 172 mld. (Esborso totale: 4.290 mld)

    2 generazioni (50 anni) - Rata annua: 145 mld. (Esborso totale: 7.246 mld)

    6 generazioni (150 anni) - Rata annua: 140 mld. (Esborso totale: 21.000 mld)

    Questi risultati sconcertanti ci fanno capire subito che né noi, né i nostri pronipoti, non riusciremo mai ad estinguere un debito pubblico di queste dimensioni. Le rate annue sono molto, ma molto al di sopra di quanto è umanamente possibile sopportare, anche ipotizzando la piena occupazione, la presenza in fabbrica fino ai 70 anni suonati con giornate da 10 ore lavorative.
    Dunque noi, intesi come Nazione italica, non saremo solo dei semplici "debitori a vita", ma dei debitori "eterni"!

    Anche l'uomo della strada, quello che non insegna macro-economia nelle famose università americane, ma possiede quella dote sempre più rara ch'è il buon senso, sa che, se proprio dobbiamo fare dei sacrifici, almeno finalizziamoli alla ricostruzione di un'economia più sana e più vicina all'uomo piuttosto che ai banchieri, tramite l'immediata dichiarazione di "default".
    Per chi in questo sciagurato paese conservasse ancora un minimo di dignità, il ripudio del debito significherebbe dover subire una delle più disdicevoli umiliazioni, ben sapendo che la nostra affidabilità internazionale, per quel poco che ancora rimane, sarà compromessa per un lungo periodo di tempo.

    Però una trentina d'anni di deliberata autarchia, accompagnata da una profonda revisione del nostro modo di vivere, servirebbe non solo da lezione per noi "cicale" che da sempre abbiamo eletto dei governanti abominevoli, ma anche come liberazione dalla schiavitù del debito della nostra futura progenie.
    E forse un giorno potremo nuovamente guardarci allo specchio senza provare il ripugnante disgusto tipico di chi deliberatamente si è rassegnato alla più totale servitù.

    -- Michele

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