“La stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia”, Ennio Flaiano
Un mio
vecchio amico - vecchio per conoscenza e vecchio d’età, e tu non sei tipo da
avertene se chiamo le cose col loro nome, vero vecchio mio? – mi ha fatto una
confidenza non priva di una certa sfrontatezza: «mi consola l’idea che quando sarò morto resterà qualcuno come te
che continuerà l’eterna guerra agli imbecilli».
Non più
giovane, ma molto più giovane di spirito del novantanove per cento delle mezze
seghe di 20-30 anni (e anche di 40), con un acutissimo senso dell’ingiustizia e
della libertà, cupido d’ozio e di sterminate letture, moralmente tutto d’un
pezzo ma alieno dal moralismo bacchettone degli intellettualoidi che benpensano,
questo mio caro amico non poteva farmi complimento migliore. Ma amaro come il
fiele: a combattere contro gli stupidi (vaste
programme, De Gaulle) si sa in partenza che sarà una battaglia perduta.
E proprio
qui sta l’augurio che mi lusinga: solo le cause perse sono davvero, fino in
fondo, nobili. Perché non saranno mai macchiate dal pericolo, che è certezza,
di venir corrotte dall’inevitabile arroganza tipica del vincitore. Caro amico, sconsolati
pensieri come il tuo fanno sentire meno vano questo inutile “tirare innanz” che
è la vita. a.m.
Nessun commento:
Posta un commento