Io non sto con chi non conosce il muro cieco
della solitudine. Non sto con te che credi alla felicità e non alla gioia. Non
sto con chi s’accomoda nell’indulgenza di sé. Non sto con l’illuso che si racconta
le bugie perché preferisce dormire la notte ed essere sonnambulo di giorno. Non
sto col prossimo mio che ama me come il suo cane: mi porta a pisciare, mi
accarezza, mi accudisce ma solo perché vede in me il fedele bipede da
compagnia. Non sto con chi legge il libro della speranza al contrario, e non
capisce che la speranza è l’ultimo dono malefico di quella gran puttana di
Pandora. Non sto con chi non sente un fremito di vergogna nel sopravvivere a
sbafo della propria piccolezza di uomo, miserabile che porta il peso della
coscienza – che possa crepare annegata nel mar color vino dell’abisso, la
coscienza tutta sudicia di polvere e ghiaccio…
Io sto con chi cammina a testa alta col
cuore bucato e gli occhi lucidi di disincanto. Sto con chi ha la suprema dignità
di tenere il dolore nella cantina dei propri segreti, assieme a qualche
bottiglia di lacrime e ricordi distillati senza pietà. Io sto coi balordi
indesiderati alla cassa, con gli estremisti dell’attimo perdente, con gli
scapigliati che mangiano zuppa d’angoscia e la risputano come nettare d’ambrosia.
Io sto con te che chiami il tuo vicepresidente il vicemerda, e il tuo
presidente non hai bisogno di chiamarlo, indovina cos’è?
Sto con te che sei uno spostato perché non
ti muovi neanche a cannonate dalla tua coerenza. Sto con te che uccidi te
stesso ogni giorno un po’, così da arrivare spavaldo di fronte alla tua ombra.
Sto con te che non sai che farci, con la tua vita, perché non l’hai scelta e
sai bene che aveva ragione Sileno: era meglio non nascere. Ma sto anche con te
che fai le ore piccole perché hai pensieri grandi e sogni timorosi del
risveglio. E sto con te che vuoi vincere ma sai di perdere, e resti in trincea
a sparare in una guerra che non avrà mai fine. Sto con te che racconti
barzellette alla morte che sta dietro alla tua spalla destra e ride con te, e di
te.
Sto coi commedianti senza pubblico, coi
luridi dall’animo candido, con chi marcisce in un paradiso tutto suo, con gli
irregolari con una loro regola, con i bluesmen che scrivono spartiti senza
suono, coi vecchi che contano le rughe come le tacche di avversari vinti in una
lunga inutile onorevole battaglia, coi giovani che innaffiano di letture
velenose la volgare spensieratezza degli anni che rimpiangeranno, coi
contaminati dalla barbarie della sensibilità, coi figli di nessuno e i
balbuzienti dell’istinto.
Sono al fianco di chi è tormentato dall’arpia
della ragionevolezza e vorrebbe buttarsi nel sangue di una grande impresa. Sono
con chi ama l’infinito in una pozzanghera e, guardando dentro, non ci trova uno
straniente di niente. “L’uomo è un animale malato”.
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