Piccolo esempio di quotidiana non-democrazia. Ieri si sarebbe dovuto svolgere a Camisano Vicentino lo "Spring of Metal Festival", un concerto di vari gruppi metal per la maggior parte locali. Il Comune, però, dopo aver dato mesi fa il via libera ha pensato bene di annullarlo appena una settimana prima facendo cantare uno strambo duetto alla giunta: il sindaco, Renzo Marangon, ha addotto non meglio precisati motivi di ordine pubblico; l'assessore alle politiche giovanili, tale Bruna Angela Sigola, ha agitato lo spauracchio di satanismo, necrofilia e altre scemenze e, non paga, in consiglio comunale se n'è uscita con un inqualificabile "se avessi un figlio che va a concerti metal, lo caccerei di casa", salvo poi smentire ma confermare la sostanza di un pregiudizio che dovrebbe essere solo affar suo.
Qui sta il punto: è mai possibile che in una società che si reputa civile e democratica un evento artistico debba essere cancellato d'imperio, fregandosene tra l'altro del lavoro degli (ingenui?) organizzatori, soltanto perchè un genere musicale è vittima di stereotipi vecchi di decenni (guardate il servizio tv nel video: è di ventitré anni fa!) e il suo pubblico visto con orrore del tutto ingiustificato? Siamo alla censura preventiva basata sull'ignoranza e sull'arbitrio. Cosa sono quei giovani (e meno giovani: i fan del rock e del metal contano fra le loro file anche padri e madri di famiglia): cittadini inferiori, di serie B, indegni di suonare e ascoltare quello che vogliono senza che nessun politico venga loro a dire qual è la musica permessa? Roba da Stato etico, da talebani.
Poi è saltato fuori il consigliere comunale e provinciale Arrigo Abalti (Pdl), in questo caso nella veste di amministratore delle Terme di Recoaro, che ha lanciato la proposta di recuperare la kermesse nella località termale. Per sprovincializzarla e aprirla ai giovani. Una volta tanto la sua perenne caccia alla visibilità gli ha fatto fare un fioretto e gli diciamo "bravo!". Peccato che anche lì il Comune, di conserva con i commercianti, abbia immediatamente alzato le barricate. Già: se i camisanesi si sono tirati indietro, ciò costituisce un buon precedente per fare lo stesso. E' la vittoria della paura e del moralismo da quattro soldi.
Morale. A Camisano un gruppo di persone è stato privato del diritto di espressione sancito dall'articolo 21 della Costituzione. Questo è tutto. Ed è troppo. (a.m.)
Completamente d'accordo. Anche se io questo ragionamento lo applico anche ad i gruppi di musica identitaria, a cui viene proibito di suonare non dallo Stato ma dagli antifa.
RispondiEliminaD'accordissimo! (cfr. Il Cacciatore...)
RispondiEliminawe alessio secondo me il festival fatelo a schio, chiama l'assessore ai giovani scledense che è un grande e non si fa pippe mentali di nessun tipo :)
RispondiEliminaa.a.