Io non sono sempre delle mie opinioni. G. Prezzolini

mercoledì 26 ottobre 2011

Veneto: Stato o nazione?

Interessante il botta e risposta sul Corriere della Sera fra il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, e il costituzionalista Michele Ainis. Nel suo ultimo fondo di domenica, quest’ultimo aveva sottoposto ad una serrata critica il nuovo Statuto della Regione guidata dall’alleanza Lega-Pdl, individuandone contraddizioni e incongruenze. Alcune osservazioni sono condivisibili, come aver definito «pilatesca» la norma capra&cavoli contenuta nell’articolo 5, che da una parte rivendica le radici cristiane e contemporaneamente l’ispirazione alla tradizione laica; o aver sottolineato il ridicolo dell’articolo 27, che autorizza referendum consultivi ma se a richiederlo è il Consiglio regionale. La sostanza dei rilievi di Ainis si concentra, però, sulla bestia nera dei centralisti di questo Paese: la diversità locale. Sempre all’articolo 5, si affaccia la traduzione giuridica dello slogan elettorale di Zaia “Prima i Veneti”, là dove dice che «la Regione opera in special modo a favore di tutti coloro che, secondo criteri di ragionevolezza e proporzionalità, possiedono un particolare legame con il territorio, garantendo comunque ai minori i medesimi diritti». Per l’editorialista del Corriere, questo comma vìola il principio di uguaglianza tutelato dalla Costituzione, «alla faccia dell’unità della Repubblica italiana». Inoltre, Ainis nega che l’affermazione statutaria secondo cui «il Veneto è costituito dal popolo veneto» abbia un qualsiasi fondamento: a suo avviso, non esiste nessun popolo veneto, perché un popolo è costituito dall’insieme dei cittadini di uno stesso Stato, e in Italia di Stato ce n’è uno: quello italiano con Roma capitale. La replica di Zaia, pubblicata sul quotidiano milanese ieri, è deboluccia, anzi sbagliata: il popolo veneto «esiste da molto prima dello Stato unitario e della istituzione Regione. Esso ha, da un migliaio di anni, lingua, culture, storia e dignità propri». I Veneti, ad eccezione delle tribù alleatesi coi Romani contro i Galli nei secoli prima di Cristo, effettivamente non sono mai apparsi sulla scena storica come popolo a sé stante, autocosciente di essere tale e con una propria fisionomia univoca e ben delineata. La storia millenaria a cui fa riferimento il padano Zaia è la storia della Serenissima Repubblica di Venezia, che mai si concepì come uno Stato “veneto” ma, appunto, solo e soltanto veneziano. Non è una diatriba nominalistica o storiografica, perché la questione sta nell’avere le idee chiare su cosa sia un popolo. Apro il mio manuale di diritto pubblico e vi trovo scritto che è la nazione quell’insieme di elementi etnici, linguistici, culturali e sociali che, arguisco, ha in mente il governatore quando richiama la preesistenza dell’entità popolare su quella statuale. Se si vuole parlare di nazione veneta lo si può fare, ma non a partire da un passato pregresso che non c’è mai stato. Si deve invece affermare più onestamente – e coraggiosamente – che oggi, nell’attuale periodo storico, è presente l’esigenza di veder riconosciuto alla popolazione che parla in veneto (una lingua e non un dialetto, come ricorda il fondatore della Liga, Franco Rocchetta) e si identifica in un certo corpus di tradizioni e valori, lo status di popolo, cioè di nazione con un suo Stato. Il nodo sta tutto qui: l’Italia è uno Stato, il Veneto no. Cercare di infilare nella carta fondamentale di un ente regionale, un po’ di soppiatto, l’idea che il Veneto lo sia, è un nonsenso giuridico, e su questo Ainis ha ragione. Ma ha torto marcio quando preclude la possibilità che l’indipendenza veneta possa essere coltivata e, chissà, un giorno realizzata. La Storia non si ferma davanti agli articoli di una Costituzione. Se fosse così, la stessa unità italiana non sarebbe avvenuta, e Mazzini non avrebbe potuto combattere per tutta la vita in nome di un popolo italiano che prima del 1861 non c’era mai stato. Personalmente ammiro la Venezia dei Dogi e penso che l’Europa dovrebbe ripensarsi come confederazione di regioni (lasciando agli Stati nazionali una funzione di cornice intermedia, culturale più che politica), ma non mi piace che un partito romanizzato e opportunista come la Lega, pur di salvare la facciata di forza identitaria, giochi al piccolo eversore col sedere in poltrona. Qui, e nei palazzi romani. Questa è la vera critica da muovere ai leghisti, non che tocchino il sacro verbo dell’unità, che si è rivelata un fallimento storico. (a.m.)

7 commenti:

  1. Popolo = l’insieme degli individui che si considerano o sono considerati appartenenti a una stessa collettività, spec. etnicamente omogenea, in quanto abitano un territorio geograficamente o politicamente definito o hanno in comune lingua, cultura, tradizioni, ecc.

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  2. Bel pezzo. Mi permetto di aggiungere qualcosa alla tua opinione, e mi scuso anticipatamente se divagherò. Personalmente, penso che la repubblica veneta nella sua parabola fondazione-apogeo-lunga decadenza abbia avuto soprattutto una colpa, per certi versi incomprensibile: non concepirsi mai come "nazione" e non preoccuparsi mai di dare alla popolazione della propria area di riferimento gli strumenti per farlo. Proprio come scrivi tu, rimase sempre un'oligarchia sorda e insensibile alla realtà che, su un territorio molto più esteso della laguna, aveva suo malgrado creato. Nonostante certe caratteristiche di "nazione" ci siano, per quanto sempre più annacquate dalla fine del Settecento ad oggi: costumi, società e comportamenti con caratteristiche simili in tutta l'area di riferimento, credenze religiose sostanzialmente comuni. Ma soprattutto una lingua comune. Per quel poco che ho studiato di linguistica, è proprio "lingua" e non dialetto, in quanto in realtà incomprensibile e con forme grammaticali diverse rispetto all'italiano. Poi, al giorno d'oggi chiunque parla veneto comprende e parla anche l'italiano, ergo li trova perfettamente comprensibili entrambi: ovvio. Personalmente resto convinto che si tratti di due cose diverse. Ed è vero pure, come sottolineano in molti, che è una lingua con vistose differenze da provincia a provincia ma priva di un "corpo" centrale realmente riconosciuto. Va addebitato ancora all'epoca in cui quest'area era uno Stato sovrano, e all'incapacità o al disinteresse della classe dirigente di allora di definire in modo preciso, come altri Stati nazionali dell'epoca facevano, quale fosse la "lingua giusta", quella ufficiale. Tanto che oggi, se davvero si dovesse insegnarlo a scuola... che veneto insegniamo? Il dilemma (per chi ci tiene) è reale. Grazie dell'ospitalità su questo blog. Andrea Alba

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  3. Grazie per il tuo bell'intervento, Andrea.

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  4. Negare che il popolo della ex-Repubblica Serenissima di Venezia possa essere considerato Nazione mi sembra molto azzardato. Può venire qui in Veneto a chiedere quanti si sentono Veneti o italiani. Io sono Veneto, non italiano, e ritengo fondamentale che sia accettato che c'è chi non si ritiene italiano. come sarebbe opportuno lasciarci fare un referendum per la nostra indipendenza così come richiesto ufficialmente dalla Regione Veneto nel 1997 con la risoluzione 42.

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  5. Oltretutto mi consenta di aggiungere, dire che non c'era un popolo Veneto perchè era la Repubblica di Venezia e non del Veneto mi sembra proprio una stupidaggine. Come se nei quasi 1000 anni di storia il popolo non abbia mai sentito di appartenere alla Repubblica, cosa smentita da moltissimi episodi storici...

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  6. Prima di tutto, io non ho scritto che il popolo veneto non possa essere considerato una nazione, perchè è lo stesso popolo che decide se essere una nazione o no con una scelta politica (che nella Storia però non è stata mai o quasi mai pacifica, in genere è corso del sangue: altro che referendum!). Io ho scritto quello che è evidente: che il Veneto non è uno Stato, e che per diventarlo, i papocchi statutari della Lega non aiutano di certo, anzi mistificano e ostacolano.
    Quanto alla storia, invece, mi spiace ma confermo: il "Veneto" non è mai esistito, è esistita Venezia. Punto. Ma non ne farei una questione campale, era solo per dire che nei processi storici arriva un bel giorno in cui si dice: "sapete che c'è? c'è che noi Veneti ci siamo una Nazione e vogliamo costituirci in uno Stato indipendente". Come vede, arrivo alle sue stesse conclusioni. Senza tuttavia costruirmi in testa un passato rimodellato secondo le esigenze del presente. Il presente è una cosa, il passato un'altra. Se si vuole un Veneto-Stato, lo si rivendichi sulla base dei bisogni attuali, e non col torcicollo verso una Repubblica veneziana degna di ammirazione ma morta e sepolta. PS: vivo a Vicenza da quando avevo meno di un anno di vita, e anche se non lo sono per tradizione familiare, mi sento Veneto tanto quanto lei (pur non rinnegando, e anzi andando orgoglioso, del mio sangue siciliano).

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  7. Essendo per metà siculo mi chiedevo cosa ne pensi della realtà siciliana in termini identitari. I siciliani sono una nazione o sono anche loro italiani?

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