«L’essere felici è un intralcio alla serenità. Quando ero felice temevo il momento in cui non lo sarei stato più» (Sylvain Tesson, "Nelle foreste siberiane")
Ogni anno che passa festeggio più malvolentieri quel giorno in cui cominciò l’involontario soggiorno su questa terra. Una candelina in più, un pezzo di vita di meno. Ci si conosce di più, si affina la conoscenza del mondo e degli altri umani? Sì e no. Sì perché si accumula esperienza e sapere, no perché ci si accorge che il senso ultimo di tutta questa corroborante saggezza è che un Senso non c’è – o è solo, per dirla con il più grande siciliano mai vissuto, Luigi Pirandello, «uno specchio di fronte alla bestia». Vedere con maggior chiarezza non fa che portare al punto di partenza: molte domande, nessuna risposta certa, definitiva e appagante. Si cammina con una torcia nel buio, e questo è quanto.
Invidio gli iniziati ai
Misteri antichi, che provando l’emozione dell’estremo limite ne uscivano forti
e fiduciosi nella vita, avendo sudato i tremori della morte. A noi figli di un
dio minorato e per giunta abolito, questa infusione di energia salvatrice è preclusa: troppo spiritualmente
deboli, troppo fisicamente meccanizzati, in una parola troppo alienati. Non ci
resta – non mi resta - che cercare un
po’ di oblio in anestetici (guerra, nel mio caso di parole - polemismo), surrogati (filosofia), palliativi (contatto con quel poco di
natura che resiste alla calamità chiamata uomo), amnesici (l’amicizia),
eccitanti (feste, sesso), sedativi (lavoro) e cure sintomatiche (amore). Il
tutto mescolato in un caos da cui, per quel che mi riguarda, sgorga il bisogno di
pensare per scrivere, che mi placa - e libera.
Se volete farmi un regalo,
quindi, leggetemi. Io intanto vi regalo qui un mio scritto pubblicato due anni
fa sul primo numero del trimestrale cartaceo “Il Bestiario degli Italiani”.
Spero vi piaccia (consiglio la lettura col sottofondo, e successiva visione, di questa canzone: "Sacrifice"). E tanti auguri a me.
Boudoir Europa
Mi chiamo Omar, provengo dall’Emisfero Oscuro e sono qui per
vendicarmi di voi Occidentali. Io sono il vostro destino: come me, anche voi
diventerete profughi e farete della vostra anima un deserto di smartphone.
Scappo da una guerra che avete alimentato e finanziato voi, da una povertà
travestita da “aiuti” che voi avete scatenato, da una miseria svuotatrice di
culture e tradizioni che avete esportato a suon di bombe e telefonini. Io, il
“migrante”, sono una vostra creatura.
Sono l’Ombra della vostra civiltà “superiore”. Sono il
selvatico di cui vi prende un sacro ed erotico terrore, l’incognito che sale
dagli abissi marini. Sono la vostra cattiva coscienza che bussa alla porta per
presentarvi il conto.
Sapete bene, nel pozzo nero del vostro inconscio, che voi
siete la razza inferiore. Noi siamo capaci di morire annegati a migliaia, voi
piagnucolate appena ci scappa il morto quando andate a fare le guerre
chiamandole missioni di pace. Noi affrontiamo il pericolo, voi ve la fate
addosso davanti ad un apriscatole.
Vengo lì, vittima e carnefice di me stesso, perché voglio
essere come voi, e siccome siete venuti da me molto tempo fa, avete fatto man
bassa, distrutto, corrotto, sparso la vostra bontà rossa di sangue colonizzandoci
perfino il cervello, ora non avete più il diritto di respingerci. Dovreste
avere la decenza di togliere l’interessato deretano dalle nostre terre, per
impedire al nostro di strusciarsi sulle vostre.
Vogliamo diventare schiavi tali e quali a voi: perché ci
negate questa aspirazione, visto che il Lager Globale dev’essere uguale per
tutti? Ci offriamo volontari per farci sfruttare, cosa volete di più? Se la
Differenza va abolita, perché questa raccolta differenziata di esseri umani?
Vogliamo trasformarci in merci da compravendita, e a poco prezzo: fateci
entrare e godremo tutti assieme orgasmi multipli da melting-pot.
Se abbandoniamo le nostre bidonvilles e i nostri villaggi,
tanto meglio per le vostre corporations che saranno arcicontente di avere tra i
piedi meno giovani che non hanno nulla da perdere, perché potrebbero
ribellarsi e farvi a pezzi.
Migrare è un affare, e prima o poi tutti dovrebbero
provarlo. Così non ci sarebbe più limite, frontiera, punto fisso, stabilità,
patria, passato, diversità, identità, confronti, scontri, il Noi e gli Altri.
Non ci sarebbe più l’Uomo, resterebbe un Sotto-uomo, essere culeiforme aperto al mondo, senza
faccia, inodore, insapore, incolore, che
vaga nel mondo inseguendo uno stipendio, l’ipertensione e un felice masochismo. Ci si vede nel Boudoir Europa…
da “Il Bestiario degli Italiani”, numero 1, anno 1, ottobre-novembre-dicembre
2015, pag 33.